
Mancano le misure per ridurre i tempi d'attesa e assicurare un miglior servizio pubblico, che al contrario subirà gravi e rischiose limitazioni. E' questa, in sostanza, la motivazione addotta dai consiglieri di Stato che ieri si sono espressi contro la legge di riforma sanitaria, adottata dal parlamento la scorsa settimana in una seduta straordinaria con 50 voti a favore e 7 contrari. I consiglieri sono convinti che l'impatto sul lavoro degli operatori sanitari sia molto più significativo di quanto abbiano immaginato i legislatori, perché la restrizione del ricorso ai concessionari privati avrebbe come effetto l'allungamento dei tempi d'attesa. Inoltre, la netta demarcazione fra sanità pubblica e privata incide su libertà costituzionali quali il diritto alla proprietà privata e alla libera iniziativa economica. E questo accade, è la tesi sposata dalla maggioranza dei consiglieri, perché al centro della riforma c'è uno scontro di fondo con i medici trascurando così i cittadini-pazienti, cui deve essere garantita un'assistenza sanitaria accessibile e continuativa. Nel suo intervento la ministra della Salute, Valentina Prevolnik Rupel, ha ribadito la posizione che il cambiamento della sanità slovena è solo all'inizio, come promesso a inizio mandato, ma che la strada è quella giusta. La palla torna ora alla Camera di Stato, che dovrà esprimersi di nuovo su una legge considerata necessaria da tutti, che dovrebbe passare senza difficoltà. In occasione del voto di qualche giorno fa, infatti, si è espressa contro solo Nuova Slovenia, mentre il Partito democratico sloveno e i deputati del gruppo misto hanno disertato la seduta, facendo abbassare il quorum per l'approvazione senza defezioni da parte della maggioranza.
Valerio Fabbri