Il paese si ferma. I decreti arriveranno probabilmente in giornata, ma è già chiaro che chiuderanno locali, negozi e che si interromperà il trasporto pubblico. A Maribor serrande abbassate sin da subito e multe per i trasgressori.
Oggi niente classica messa della domenica, le funzioni religiose sono state bloccate venerdì dalla conferenza episcopale, che ha svuotato le acquasantiere e limitato l’accesso nei luoghi di culto anche per la sola preghiera.
Intanto sembra risolta l’Odissea dei passeggeri rimasti bloccati al confine. Proseguono il loro viaggio grazie ad un convoglio umanitario- di cui fanno parte anche i camion - passano per la Slovenia, senza soste, scortati dalla polizia e addetti della società autostrade. Si fermeranno solo una volta arrivati a destinazione. Per risolvere il pasticcio è stato necessario trovare un’intesa con Serbia, Romania, Ucraina, Bulgaria, Turchia e informare la Croazia.
Nel paese, dicono gli esperti, l’epidemia si è oramai diffusa. I contagi non passano più solo attraverso le persone che si sono infettate all’estero. L’andamento della malattia è simile a quello che si registra altrove, perciò mutano anche i protocolli medici. Quelli che avranno solo lievi sintomi rimarranno a casa senza effettuare il tampone, che verrà fatto invece soltanto a coloro che saranno ricoverati in ospedale. La malattia, nella prima settimana, da solo lievi sintomi, ma nel 5-10% dei casi si aggrava repentinamente. In questo caso è necessario il ricovero immediato del paziente.
Quello che tutti dicono (e che vorrebbero far capire alla popolazione) è che la situazione è seria. Ieri quelli che hanno affollato i locali ed i parchi, anche della fascia costriera - arrivando spesso anche dalle altre zone del Paese - non l’hanno capito. Una situazione talmente preoccupante da far sì che il premier Janez Janša chiamasse nuovamente a suo fianco Jelko Kacin, il responsabile per la comunicazione al tempo dell'indipendenza della Slovenia. I due poi avevano percorso strade politiche diverse, ora sarà nuovamente lui a gestire i rapporti con la stampa sulla questione coronavirus. Un altro segnale chiaro che il problema è grave e che le persone devono stare a casa.
Stefano Lusa