Secondo il Sindacato dei medici e dei dentisti, Fides, ad aderire all'iniziativa di revocare il consenso al lavoro straordinario è stata circa la metà dei medici, il Ministero della Salute ha invece valutato che negli ospedali la percentuale si aggira intorno al 30%, nelle case di sanità invece intorno al 20%. Questi d'ora in poi potranno lavorare al massimo 48 ore a settimana, inoltre non potranno rimanere in servizio per più di 16 ore consecutive.
Per questo motivo il governo ha presentato lunedì le prime proposte di misure per garantire anche in futuro il funzionamento del sistema sanitario pubblico. Nel corso della sessione di ieri, l'esecutivo ha inoltre approvato un decreto che determina esattamente i servizi sanitari che i medici hanno l'obbligo di effettuare nonostante lo sciopero. Un decreto illegale secondo il Fides: in questo modo infatti il governo interferisce e viola i diritti costituzionali in materia di sciopero e non esistono basi giuridiche per imporre provvedimenti del genere.
Intanto in alcuni istituti sanitari pubblici il lavoro si svolge senza particolari difficoltà, in altri invece il lavoro dei medici è stato riorganizzato.
Presso la Casa di Sanità di Isola circa il 60% dei medici ha deciso di revocare il proprio consenso al lavoro straordinario. Si tratta, nella maggior parte, di personale poco coinvolto nel servizio di guardia medica. Il lavoro è quindi stato riorganizzato in conformità con le linee guida presentate dal Ministero della Salute. Nessun disagio, comunque, presso l'ambulatorio per persone senza medico di famiglia, così pure presso gli altri ambulatori. La Casa di Sanità di Isola prevede problemi in caso vengano revocati ai medici i consensi per lavorare presso un altro datore di lavoro, il servizio di guardia medica si basa proprio sull'aiuto di colleghi, impiegati presso altri istituti sanitari e lo stesso vale per uno degli ambulatori pediatrici. Il servizio di pronto soccorso e quello di guardia medica saranno comunque garantiti in conformità con la legge, a scapito però di altri servizi che saranno quindi meno accessibili.