In questo modo l'ex capo dello stato ha replicato alla dichiarazione del premier Robert Golob durante la sua visita a Zagabria venerdì scorso. Golob aveva affermato che la questione dell'arbitrato ha avvelenato le relazioni tra i due paesi, annunciando che Lubiana, fermamente intenzionata a rispettare la sentenza, lascerà il tempo necessario alla sua attuazione. Per il momento verrà tolta dalla politica quotidiana, cosi ancora Golob, il quale ha aggiunto che il verdetto emerso dalla corte di arbitrato va implementato e attuato, non ci sono comunque pressioni o urgenze per quanto riguarda i tempi di tale processo. Borut Pahor, che nel 2009 in qualità di premier aveva firmato con l'omologa croata Jadranka Kosor l'accordo di arbitrato, rileva che quella intesa non soltanto rendeva possibile una soluzione per via negoziale e pacifica delle questioni confinarie e l'ingresso della Croazia nell'Unione Europea, bensì dopo 18 anni apriva un nuovo capitolo di amicizia nei rapporti tra i due paesi. Pahor sottolinea poi che con la sentenza della Corte internazionale di arbitrato il confine tra Slovenia e Croazia è definitivo ed è vincolante per entrambi. Che non sia ancora stato segnato non cambia la realtà dei fatti. Quando la Croazia si è ritirata unilateralmente, non rispettando più l'accordo di arbitrato, la Slovenia non ha inasprito i rapporti, ha evidenziato ancora Pahor, dicendosi nuovamente convinto che non ci sia stato alcun avvelenamento. In caso contrario Lubiana non avrebbe sicuramente dato luce verde all'ingresso di Zagabria nell'area Schengen. Secondo il parere dell'ex presidente non è necessario parlare molto del destino dell'arbitrato durante le visite di alti rappresentanti politici sloveni. Si può arrivare ad interpretazioni errate, come dicendo che l'arbitrato è stato tolto dall'ordine del giorno. Soprattutto durante le visite ufficiali, dice in conclusione Pahor, la Slovenia deve insistere sulla posizione che la questione confinaria è risolta, perché' cosi è.
Delio Dessardo