Nel suo discorso l'ambasciatore Samuel Žbogar ha sottolineato tra l'altro che il lavoro della missione slovena nel Consiglio di sicurezza sarà guidato da una politica estera di pace. Ha detto che la Slovenia crede nel sistema multilaterale, il cui nucleo è costituito dall'ONU, e che rappresenta l'unico modo per risolvere molte crisi. "Anche se non siamo degli ingenui e comprendiamo che il Consiglio di Sicurezza riflette lo stato attuale degli affari e degli interessi mondiali, crediamo comunque che può essere una forza in grado di garantire pace e stabilità", ha affermato Žbogar. "La Slovenia agirà come una forza positiva, mantenendo l'impegno a creare fiducia e rappresenterà la coscienza globale, ha assicurato", aggiungendo che lo farà collaborando con tutti i membri delle Nazioni Unite nella ricerca della pace e nella protezione dei civili, degli operatori umanitari, delle forze di pace e delle agenzie ONU, quindi una collaborazione a 360 gradi. Un mandato che verrà speso per rimarcare la necessità di impedire conflitti, tutelare i civili, i diritti delle donne, il clima e la sicurezza idrica. "Lavoreremo con responsabilità", ha detto ancora Žbogar chiudendo il discorso in lingua slovena, "con l'obiettivo di contribuire a risolvere le numerose crisi". Ha ricordato che nuovi paesi entrano a far parte del Consiglio di Sicurezza in un momento di crisi della sua credibilità, una crisi conseguenza dell'impossibilità di proteggere la popolazione civile dai conflitti armati a ha citato Gaza, Sudan e Ucraina. Oltre alla bandiera slovena sono state issate anche quelle di Algeria, Guyana, Corea del Sud e Sierra Leone. Questi paesi erano stati eletti dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite lo scorso giugno, con la Slovenia che aveva ottenuto 153 voti, superando il quorum dei 2/3 già al primo turno. La Slovenia è membro non permanente del Consiglio di Sicurezza per la seconda volta, la prima fu nel biennio 1998-1999.

Delio Dessardo

Foto: MMC RTV SLO/Foto: ONU
Foto: MMC RTV SLO/Foto: ONU