L'impegno di Anita Ogulin nei confronti dei più vulnerabili, soprattutto dei bambini più bisognosi, è stato il vero tratto caratteristico di una persona che si identificava nel suo lavoro quotidiano per una società gentile, responsabile, solidale, tollerante e aperta, la cui base era rappresentata da una genitorialità responsabile. 'L'umanitarismo è la mia missione, vive attraverso di me', era solita ripetere Ogulin, la cui dedizione non conosceva confini, come testimoniano quanti hanno avuto modo di condividere un pezzo di strada con lei. Prova ne è il cordoglio trasversale che ha accompagnato il suo decesso, avvenuto nelle prime ore del pomeriggio del 16 luglio dopo una lunga malattia, che da alcuni mesi l'aveva costretta in un letto d'ospedale. Il suo segno profondo nella società slovena è stato frutto di un percorso di vita intenso e variegato, passando anche per il giornalismo, dove ha lavorato per 15 anni fino a quando un grave incidente stradale l'ha costretta a una pensione anticipata per invalidità. Ed è da allora che ha raddoppiato il suo impegno nell'associazione per i giovani di Ljubljana Moste - Polje, ricoprendo come volontaria la carica di presidente. E' qui che ha realizzato numerosi progetti di sostegno e assistenza a bambini, giovani e famiglie. Ha dato vita alla fondazione "Lasciamoli sognare", ha istituito un fondo per borse di studio per bambini poveri, e nell'ambito del programma di adozione a distanza ha contribuito ad aiutare oltre 13mila bambini. Per questo è stata insignita dell'Ordine al Merito della Repubblica da due capi di Stato, da ultimo la presidente Nataša Pirc Musar, che sui social ha salutato la sua »amica« Ogulin ricordandone l'impegno che, ha scritto, rimarrà per sempre parte della memoria collettiva. Ma è stata tutta la politica ad esprimere il cordoglio e a salutare con tristezza e dolore una donna che ha reso migliore "la nostra comunità e il nostro Paese", come ha scritto su X l'ex capo di Stato Borut Pahor.
Valerio Fabbri