La Slovenia proclama lo stato di epidemia. Lo ha annuunciato il premier Marjan Šarec che ha anche confermato la chiusiura delle scuole a partire da lunedì. Una misura, ha detto Šarec, che non sarà priva di conseguenze, ma che è necessaria in questa situazione.
Complessivamente tra scuole e asili rimarranno a casa 260.000 bambini e ragazzi. Quelli con meno di 10 anni di età non potranno essere lasciati da soli. Chi rimarrà con loro avrà avrà una retribuzione pari all'80% dello stipendio. La chiusiura degli istituti scolastici, ha detto il capo del governo, porterà anche ad una riduzione dei trasporti pubblici, dove scatterà l'orario estivo. Preoccupazione anche per quella fascia di giovani provenienti dagli strati socialmente più deboli, visto che per molti di loro quello scolastico è l'unico pasto della giornata.
La Slovenia così si adegua ai provvedimenti che sono già stati adottati in molti paesi. La prima a decidere lo stop della scuola in Europa è stata l'Italia, il paese più colpito dal virus nel Vecchio Continente. Da domani scatta lo stop anche nella Regione Istriana, mentre l'Austria, così come la Slovenia, si ferma da lunedì. Nel paese già molte università avevano deciso di sospendere le lezioni. Lunedì erano state fermate le lezioni all'ateneo capodistriano, mentre ieri era stata chiusa una scuola a Kamnik ed una a Šmarja pri Jelšah, dopo che due dipendenti degli istituti erano risultati positivi al coronavirus.
Šarec ha invitato a non stigmatizzare i contagiati ed ha lanciato una serie di richiami all'unità chiedendo a tutti di non competere sulla fermezza delle misure da prendere. Il governo ha agito, ha detto, tenendo conto della situazione sul campo. Preoccupazione anche per quanto sta accadendo al confine con la Croazia dove, a causa dei controlli, ci sono lunghi incollonamenti di camion. Non è escluso che Lubiana possa temporanemente fermare i mezzi di trasporto ai confini con l'Italia.
Stefano Lusa