Per fare innovazione in campo scientifico è necessario non solo sperimentare, ma anche favorire la circolazione di idee e buone pratiche, promuovendo la cooperazione fra eccellenze. E affinché questa innovazione riesca a tradursi in benefici pratici per la società nella quale viviamo, il mondo scientifico e quello economico devono instaurare una forma di dialogo non occasionale che permetta di dare concretezza e beneficio reale alle innovazioni.
Più facile a dirlo che a realizzarlo, secondo gli esperti che si sono alternati oggi all'Istituto Jožef Stefan di Lubiana per il decimo business forum del Forum italo-sloveno, piattaforma di dialogo che da oltre due lustri è impegnata a mettere in comunicazione la società civile dei due paesi anche con appuntamenti come quello odierno.
A fare gli onori di casa il direttore dell'istituzione di ricerca slovena, Boštjan Zalar, che con orgoglio ha rivendicato l'importanza della cooperazione scientifica fra Slovenia e Italia suggellata a dicembre scorso dalla firma di un accordo fra il suo istituto e il Centro nazionale di ricerche. Una cooperazione che non ha al centro la ricerca in sé, ma che rappresenta un quadro per lo scambio di idee e persone per cercare aree di sviluppo e progetti comuni.
Nella seconda parte della mattinata i lavori si sono concentrati sulla necessità del settore bancario di fare da cinghia di trasmissione fra ricerca e scientifica e industria, con un focus sulla produttività. In tre sessioni molto intense si sono confrontate diverse esperienze economico-imprenditoriali a cavallo dei due paesi, come ad esmepio la Valle dell'idrgoeno dell'Alto Adriatico, progetto del quale si è sottolineata anche la sua natura verde in ottica transizione energetica.
In chiusura, le testimonianze di Paradigma e Genuiny, due start-up tecnologiche nate dall'incubatore di Sežana che si occupano rispettivamente di trasmettitori e di gestione etica dei dati, che si stanno affermando grazie al contributo di giovani sloveni e italiani.
Valerio Fabbri