Mentre negli ospedali si sta preparando la riorganizzazione del lavoro a partire da domani, il governo ha deciso di giocare d'anticipo e ha varato un decreto per assicurare una continuità dell'assistenza medica che, ha spiegato Prevolnik Rupel, deve essere garantita in quanto diritto costituzionale e diritto alla sicurezza sociale. In particolare, l'esecutivo vuole essere certo che vengano eseguiti i servizi essenziali per le categorie più vulnerabili, dai disabili agli anziani, ma anche per le impegnative con grado d'urgenza straordinario, che devono quindi essere trattate come tali.
In base alle stime di Fides, a partire da domani oltre la metà dei medici sloveni è intenzionata a revocare il proprio consenso al lavoro straordinario, mentre il ministero calcolava che solo un terzo avrebbe modificato il proprio orario di lavoro. In questa guerra al ribasso, il presidente del sindacato, Damjan Polh, ha rivendicato un massimo di 8 ore di lavoro straordinario a settimana a partire da venerdì e l'abolizione di turni di lavoro di 16 ore consecutive, misure definite in linea con le direttive europee sull'orario di lavoro. La contromisura del governo è stata quella di negare ai medici l'autorizzazione al lavoro presso altre strutture sanitarie, siano esse private o pubbliche. Una mossa che secondo il sindacato rischia di danneggiare, oltre ai pazienti, gli ospedali e le case della salute più piccoli. Nel dubbio l'esecutivo è corso ai ripari e rimane convinto che, se il lavoro straordinario sarà rifiutato, la disponibilità del personale medico-sanitario deve essere assicurata in altro modo, motivo per il quale viene revocata l'autorizzazione per esercitare la professione al di fuori della struttura dove è impiegato.
Il decreto verrà pubblicato già oggi in Gazzetta Ufficiale, ma gli effetti dello stesso e del ritiro del consenso al lavoro straordinario si vedranno tra un paio di settimane, quando saranno trascorsi 3 mesi dall'inzio dello sciopero.
Valerio Fabbri