Il Consiglio della Radio Televisione slovena annuncia misure radicali per il contenimento delle spese. Si pensa addirittura alla soppressione di alcune unità organizzative dell'ente che alla fine dell'anno potrebbe registrare un rosso superiore ai 10 milioni di euro. Lionella Pausin Acquavita ha sentito in merito Andrea Bartole che rappresenta la Comunità nazionale italiana nel Consiglio della RTV.
Situazione difficilissima, con un buco che a settembre ha superato i 7 milioni. Ci sono misure immediate?
In questo momento il presidente e l’amministrazione hanno optato e richiesto alle unità produttive di prevedere un taglio lineare del 28 per cento sui costi variabili. Questo per avere un quadro finanziario dal quale poter partire. Quindi, non c’e’ stata ancora nessuna decisione definitiva, ma questo dato ci permetterà di ragionare su quali possono essere i tagli da fare per il prossimo anno.
In considerazione pure la soppressione di alcune unità organizzative importanti?
Al vaglio ci sono diverse possibilità e pure quella - appunto- di sospendere alcune attività poiché il rosso di bilancio, ovvero l’ammanco è veramente importante, parliamo di dieci milioni e mezzo di euro che difficilmente si possono recuperare con altre manovre. Nel momento in cui avremo i calcoli e le spese per unità ci sarà da ragionare su quali possono essere sospese per un periodo.
Tra queste, viene nominato pure il Centro regionale di Koper-Capodistria.
In questo momento va vagliato anche il costo del Centro regionale, ma ieri - in sede di Consiglio - non è stato in alcun modo preso di mira ovvero non si è parlato dei programmi delle Comunità nazionali italiana e ungherese che in questo momento sono fuori dai calcoli per eventuali tagli.
Quali sono le cause che hanno prodotto questo disavanzo?
Sebbene non sia l’unica, la causa principale è il canone di RTV Slovenia che non è stato adeguato, non è aumentato nel tempo, ma anzi è fermo all’importo di 12 anni fa. In questo periodo invece ci sono stati aumenti degli stipendi nel settore pubblico, gli avanzamenti per quanto riguarda il personale e altre spese fisse che non sono controllabili. Negli anni queste spese hanno cominciato a pesare, a essere un problema per il bilancio dell’ente. Se vi fosse stato un adeguamento del canone, sicuramente, oggi non saremo qui a discutere su come arginare il disavanzo.
Basterebbe anche un piccolo ritocco?
Secondo i calcoli che ci sono stati presentati anche un aumento minimo, di pochi euro sul canone potrebbe risolvere non solo il buco di bilancio ovvero l’ammanco presente ma potrebbe dare pure un’iniezione per quanto riguarda eventuali investimenti e programmi e quindi produrre un miglioramento generale della situazione di RTV Slovenia.
La parola sviluppo in queste condizioni sembra dunque più inappropriata che mai?
Sia i vertici amministrativi che il presidente del Consiglio avevano sempre dichiarato di voler procedere nel senso di un nuovo sviluppo con la volontà esplicita di dare una nuova spinta all’ente. Nel 2023 che chiude con quest’ammanco e nel 2024 che si cercherà di riequilibrare la situazione, sicuramente questo risulta molto difficile se non anche impossibile. Per gli anni a venire c’è una grande volontà di procedere sia allo sviluppo dell’ente, sia a quello dei Centri regionali e dei programmi minoritari.
Lionella Pausin Acquavita
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