Il dibattito pubblico sull'eutanasia surriscalda ancora di più l'atmosfera nel paese. La proposta presentata lunedì sull'assistenza al fine-vita volontario intende fornire ai malati terminali la possibilità di una morte dignitosa, legalmente regolata, con la garanzia di un controllo sociale e con la sicurezza della procedura contro eventuali abusi. Secondo il rappresentante del gruppo che ha preparato il disegno di legge, il filosofo Andrej Pleterski, in Slovenia "c'è un clima di eutanasia nera, illegale, un problema che però non preoccupa né disturba minimamente la gestione delle organizzazioni mediche".
Dichiarazioni pesanti che sono state subito respinte con durezza dall'Ordine dei medici, che ha bocciato la proposta di legge e definito inammissibili le parole di Pleterski. L'Ordine è sicuro che non ci sia alcuna pratica di eutanasia, men che mai di tipo illegale. La missione di un medico, hanno aggiunto, è di curare i pazienti in conformità con la dottrina e l'etica medica, con estrema cura e massima dedizione. Al disegno di legge si oppone anche la Commissione di etica medica, organo consultivo del ministro della Salute.
Ma il dibattito è aperto. In Slovenia l'eutanasia è un reato di omicidio ai sensi degli articoli 115 e 116 del codice penale, che punisce anche il concorso o meglio l'aiuto al suicidio, costringendo quindi chiunque sia a conoscenza di un atto del genere - nelle strutture mediche e non - a informare le autorità.
Condanna alle parole di Pleterski, che ha cercato di chiamare allo scoperto anche quanti secondo lui fra i medici hanno posizioni dialoganti sulla regolamentazione del fine-vita, sono giunte dalla Conferenza episcopale slovena. I vescovi ritengono infatti che la società slovena, e la sua massima espressione democratica che è il parlamento, debba interrompere immediatamente l'adozione dell'attuale disegno di legge sull'assistenza al fine vita volontario per evitare di valorizzare e promuovere solo un modello di vita giovane, sana e "bella".
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