Sembrava sul punto di mollare, invece Dominika Švarc Pipan ha deciso di rimanere al suo posto, puntando il dito anche contro il suo stesso partito, che nei giorni scorsi le ha tolto la fiducia, escludendola dai canali di comunicazione del gruppo direttivo.
Ieri sera un incontro lontano da occhi indiscreti con il premier, Robert Golob, del quale era trapelato poco e nulla. Un faccia a faccia in vista della riunione odierna dell'esecutivo per delineare il percorso futuro del governo, prevista nel pomeriggio insieme alle forze parlamentari che lo sostengono. Nell'attesa però ci ha pensato la Guardasigilli a mettere un primo paletto su un confronto che si prospetta molto acceso, il primo passo almeno fino a quando la ministra dovrà comunque rispondere in Camera di Stato all'interpellanza depositata dal Partito democratico sloveno (SDS). Per sua stessa ammissione non è detto che aspetterà la resa dei conti in Aula, perché il suo destino nell'esecutivo sembra sengato. Infatti il leader del gruppo parlamentare Movimento Libertà, Borut Sajovic, ha detto che alla responsabilità oggettiva devono seguire le dimissioni.
Rimane però aperta la questione politica, per la quale Švarc Pipan è pronta a dare battaglia.
"Ho ottenuto ed esaminato la documentazione dell'accordo e ho scoperto che non si trattava di negligenza, ma di una vera e propria macchinazione pianificata da un gruppo di persone, tra cui membri dell'SDS e dei Socialdemocratici", ha affermato la ministra, convinta della necessità di mettere in atto meccanismi di tutela nell'apparato dell'amministrazione statale e nel settore pubblico in generale, in modo da arginare le lacune attraverso le quali interessi di parte, ma verrebbe da dire di partito, influennzano il lavoro dei ministeri. Un redde rationem con nomi e cognomi che indica spara ad alzo zero innanzitutto nei confronti dei Socialdemocratici. Ed è forse questa la chiave della sua decisione di non volersi dimettere, perché nell'obiettivo politico è finita anche la responsabile dell'SD e ministra degli Esteri, Tanja Fajon, accusata da Švarc Pipan di difendere il segretario generale del partito, Klemen Žibert, che secondo lei è intervenuto in maniera indebita in un'operazione dai contorni ancora opachi.
Valerio Fabbri
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