"La fine della guerra in Ucraina dipende da Putin". Lo ha detto il ministro degli esteri sloveno, Tanja Fajon, a New York per partecipare a dibattiti e consultazioni all'Assemblea generale e al Consiglio di Sicurezza dell'ONU, nel secondo anniversario dell'aggressione militare russa all'Ucraina. "Al momento però il capo del Cremlino non mostra alcuna disponibilità a porre fine al conflitto", dice Fajon. Il Consiglio di Sicurezza, di cui la Slovenia è membro non permanente dal primo gennaio, non approverà alcuna risoluzione sulla guerra in Ucraina, come del resto avvenuto negli ultimi due anni, in quanto la Russia ha il diritto di veto. L'Assemblea generale ha invece approvato due risoluzioni che chiedono a Mosca l'immediato ritiro dal territorio ucraino. Alla domanda se condivide la posizione del premier Robert Golob secondo cui a causa dei conflitti in corso nel mondo, questo non è il momento adatto per procedere ad una riforma del Consiglio di Sicurezza, la capo diplomazia ha risposto che si tratta di una riforma urgente, quanto sia reale in questo momento è invece un'altra questione. "In ogni caso", ha rilevato, "dobbiamo occuparcene, in quanto il Consiglio di Sicurezza non funziona come dovrebbe. In condizioni ideali vorremmo che adottasse una risoluzione, ma avendo la Russia un seggio permanente con diritto di veto la sua aggressione può andare avanti". Per quanto riguarda la Slovenia insisterà nella direzione mantenuta finora, cioè un fermo sostegno all'Ucraina. Continuerà inoltre ad impegnarsi nella ricerca delle responsabilità per tutti i crimini, ha aggiunto Fajon. Nell'Unione Europea sono in corso dibattiti sulla guerra e sulle minacce russe ad altri paesi, particolarmente sentita è stata la discussione sviluppatasi dopo la morte del principale oppositore di Putin, Aleksej Navalny. "Concordo sul fatto che la Russia non è Putin, che dovrà rispondere per i suoi crimini, è invece fondamentale appoggiare quanti in Russia vogliono la pace”, così ancora Fajon.
Delio Dessardo