Foto: MMC RTV SLO/Foto: TV Slovenia/Fermo immagine
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L'Ordine dei medici della Slovenia esprime preoccupazione, dopo che tre radiologi dell'ospedale di Celje hanno deciso di dimettersi, abbandonando in questo modo il sistema sanitario pubblico. "Stiamo monitorando quanto sta accadendo," si rileva, "da tempo facciamo presenti i problemi nella sanità pubblica, sollecitando le autorità competenti, incluso il mondo della politica, a intervenire per regolamentare e migliorare le condizioni di lavoro nel settore". Secondo l'Ordine dei medici i responsabili ospedalieri e delle altre strutture dovrebbero avere maggiori possibilità di incentivare il personale per il lavoro svolto. Desta preoccupazione il fatto che a causa della carenza di medici e dell'eccessiva mole di lavoro, molti pensano di abbandonare la sanità pubblica. Da un sondaggio organizzato nel 2022 emerge che circa la metà dei medici pensa di andarsene. Profili che vogliono soprattutto una migliore organizzazione del lavoro, un orario che non superi le 48 ore settimanali previste dalla legge, ma anche maggiore rispetto e comprensione da parte dei superiori. Nel caso specifico, riguardante le dimissioni di tre radiologi dell'ospedale di Celje, l'Ordine dei medici si è rivolto al Ministero della Salute con l'appello a trovare rapidamente una soluzione, necessaria per preservare la professionalità del lavoro e la qualità dell'assistenza ai pazienti. Al ministero è stato proposto di tenere un incontro assieme alla dirigenza dell'ospedale, nell'intento di rinvenire una soluzione che possa contribuire a normalizzare i ritmi di lavoro. I tre radiologi, lo ricordiamo hanno avvertito a fine luglio i responsabili del policlinico della decisione di dimettersi. Come spiegato dal direttore, Dragan Kovačič, l'hanno motivata con il sovraccarico di lavoro, non per questioni legate alle retribuzioni. Ora la direzione dell'ospedale sta cercando di trovare una soluzione almeno temporanea, attraverso una collaborazione straordinaria con i tre, i quali si sarebbero mostrati disponibili.

Delio Dessardo