Il congresso che sabato ha dato all'SD una nuova leadership non ha ancora visto la parola fine apporsi all'elezione di Han. A causa di complicazioni nel conteggio dei voti devono ancora essere scelti sette membri dell'organo di presidenza e uno del consiglio di sorveglianza, che potrebbero essere decisi con voto diretto dei deputati o in modo digitale, ma la presidenza possiede già il numero minimo di membri per prendere le decisioni. Al netto delle rigide regole procedurali e statutarie, Han è consapevole di dover stabilizzare un partito attraversato da diverse tensioni, che ha peraltro maldigerito la sua scelta di scendere in campo un giorno prima del congresso. E' noto che dovrà costruire un filo diretto e soprattutto disteso con il capogruppo in parlamento, Jani Prednik, uno dei grandi elettori di Brglez nonché uno dei più duri nei suoi confronti. In termini di ruoli governativi il ministro dell'Economia ha fatto sapere che rinuncerà a eventuali proposte di vicepresidenza da parte di Golob, con cui è in programma un incontro sempre oggi. La posizione potrebbe rimanere nelle mani di Tanja Fajon o andare alla Guardasigilli Andreja Katič, che potrebbe ora trovarsi molto rinforzata all'interno del partito.
Però Han ha ben chiaro che la sfida principale rimane quella delle europee. Gran parte della lista dei candidati è già chiusa e dovrebbe essere confermata al congresso elettorale del 25 aprile. A guidarla sarà Matjaž Nemec, in cerca di una riconferma a Bruxelles, mentre Brglez, su sua richiesta, occupa l'ultimo posto in lista. E sarà quasi un duello fra i due, visto che secondo Han l'obiettivo realistico del partito è di riuscire a portare a casa almeno un eurodeputato, consapevole dei sondaggi al ribasso che spingono l'SD ai margini della competizione politica.
Valerio Fabbri