Lo sviluppo sostenibile è un concetto espresso per la prima volta nel 1987 dalla Commissione Brundtland delle Nazioni Unite. Come noto, si tratta di una visione in base alla quale bisogna pensare a uno sviluppo che “soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri”. Negli ultimi anni questa idea ha preso il largo soprattutto in ambito energetico, con l’introduzione di politiche restrittive per contenere le emissioni inquinanti e, per quanto riguarda l’Europa, l’adozione del Pacchetto verde per promuovere e favorire la transizione verso fonti di energia rinnovabile. Questa mattina nel centro di Lubiana si sono incrociate, a poche centinaia di metri e qualche ora di distanza, due diverse interpretazioni dello sviluppo sostenibile nella contemporaneità. Dapprima un centinaio di lavoratori di Salonit Anhovo, riunito su piazza della Repubblica, ha espresso la propria contrarietà alle modifiche legislative in discussione proprio in quei minuti in Aula, prima del voto previsto per giovedì. Secondo loro, i deputati dovranno assumersi la responsabilità della distruzione dell'unico cementificio in Slovenia, qualora la legge imponesse davvero di adottare restrizioni di difficile realizzazione tecnica. I dipendenti del cementificio della valle dell’Isonzo chiedono di continuare a lavorare, nel rispetto delle leggi e di uno sviluppo sostenibile che, secondo loro, non deve riguardare solo i diritti, ma anche la società e l’economia nel suo insieme. Poco più tardi è stata la volta del ministro dell’Ambiente, del Clima e dell’Energia, Bojan Kumer, che nella giornata internazionale del risparmio energetico ha organizzato un evento pubblico per sensibilizzare sul tema delle fonti di energia rinnovabile. Insieme agli studenti della scuola professionale di geometri e lavoratori edili di Lubiana, Kumer ha parlato di politiche verdi ispirate proprio allo sviluppo sostenibile da introdurre a piccoli passi per ottenere sempre più energia da fonti pulite più che alternative perché, come ha affermato più volte, sono una realtà già affermata nel mondo in cui viviamo, oltre che una necessità.
Valerio Fabbri