Nella foto d'archivio si vede Rajko Pirnat, il terzo da sinistra, in un confronto con l'allora presidente della Repubblica, Borut Pahor. Foto: STA
Nella foto d'archivio si vede Rajko Pirnat, il terzo da sinistra, in un confronto con l'allora presidente della Repubblica, Borut Pahor. Foto: STA

Nelle procedure per il riconoscimento della Palestina di martedì in parlamento c'è stato un comportamento discutibile sia da parte della coalizione che dell'opposizione. Questa convinzione serpeggiava fra noi cronisti, in cerca di chiarimenti durante il cortocircuito procedurale che ha condizionato anche il nostro lavoro. La convinzione che si stesse procedendo su un terreno scivoloso e per certi versi inesplorato, in termini parlamentari, non è stata però solo nostra. Ad esprimerla in modo chiaro in questi giorni è stato l’ex ministro della Giustizia, avvocato e professore universitario Rajko Pirnat. Il tema non è solo una questione di grammatica parlamentare per addetti ai lavori, ma di solidità della democrazia e rispetto delle regole che la governano. In un’intervista per l’Agenzia di stampa slovena, Pirnat ha dichiarato che la coalizione di maggioranza ha chiaramente violato il regolamento della Camera di Stato. Allo stesso tempo, ha definito inaccettabile la mossa dell'opposizione di presentare due volte una richiesta di referendum consultivo, con chiari intenti ostruzionistici, data la velleità della richiesta. Tuttavia, ha proseguito ancora l’ex ministro, le procedure sono fondamentali per il funzionamento del Parlamento, il cui regolamento non può essere ignorato. All’articolo 184 esso prevede che una richiesta di referendum venga iscritto all’ordine del giorno della prima sessione successiva a quella in cui viene presentata alla Camera di Stato, se questo avviene entro 30 giorni prima di tale sessione. Un modo complesso per dire che deve trascorrere del tempo, fino a un massimo di 30 giorni, prima di votare per una richiesta di referendum dal momento in cui viene depositata. E finora è sempre accaduto così. L’interpretazione della presidente, Urska Klakocar Zupancic, è stata che in caso di seduta straordinaria, convocata d’urgenza dopo aver sospeso quella in corso, non c’è bisogno di rispettare alcuna scadenza. Un’interpretazione che Pirnat definisce “folle e inaccettabile”. Il punto centrale però, secondo lui, è un altro: con questa forzatura, l’attuale maggioranza ha creato un precedente, in base al quale prevalgono i suoi dettami sulle regole che, invece, esistono per proteggere la minoranza. In futuro, le posizioni potrebbero capovolgersi.

Valerio Fabbri