
Non bisogna glorificare il genocidio, non dobbiamo dimenticare le vittime di una violenza inaudita che nessuno pensava potesse realizzarsi, eppure è accaduta sotto i nostri occhi. Parole che pesano come macigni quelle utilizzate oggi durante la presentazione della mostra commemorativa di Srebrenica che rientra nel programma "8372 memorie vive", del Centro di cultura islamica della capitale. Nel suo breve e pacato intervento il mufti della comunità islamica slovena, Nevzet Porić, ha sottolineato l'importanza della memoria in un momento in cui in Bosnia-Erzegovina l'incertezza politica e sociale sta nuovamente aumentando, aprendo la strada alla negazione e alla fabbricazione di falsi storici. La mostra ripercorre i tragici eventi del luglio 1995 attraverso i racconti di 15 testimoni che, tramite video-interviste, raccontano le agghiaccianti esperienze vissute 30 anni fa e delle quali ancora portano i traumi. Testimoni che sono riusciti a ricostruire un percorso di vita in Slovenia, senza dimenticare le radici. Inizialmente la mostra avrebbe dovuto essere allestita al Museo di storia contemporanea, ma disaccordi riguardanti il contenuto della spiegazione introduttiva hanno fatto virare sul centro islamico. La curatrice Ela Porić ha detto che il genocidio di Srebrenica deve essere presentato sulla base di fatti storici e giuridici, ed è assolutamente impossibile cercare compromessi, come auspicava il museo. Il programma commemorativo per il trentennale di Srebrenica è iniziato a gennaio con mostre, conferenze e altre attività, e si concluderà il 9 luglio con una cerimonia nello spiazzo antistante la moschea del centro islamico, dove l'oratrice principale sarà la Presidente della Repubblica, Nataša Pirc Musar.
Valerio Fabbri


