La psicosi collettiva da coronavirus contagia anche il turismo. Un’epidemia a tappeto che non risparmia nessuna tipologia di viaggi e soggiorni. Lo stop imposto nel passaggio da comune a comune in Slovenia ha creato un effetto a catena. I viaggi ed i soggiorni di conseguenza sono stati sospesi su tutto il territorio, eventi e manifestazioni pubbliche annullati, prenotazioni e pernottamenti svanite nel nulla. Dopo il danno già pesante sul ponte di Pasqua e i primi arrivi di primavera adesso si è costretti a subire le cancellazioni di inizio estate. Considerato che la Slovenia è tra i Paesi dell’area Mediterranea meno colpiti dalla diffusione del virus, ovvero che le misure di contenimento predisposte dalle autorità sono state più efficaci che altrove, gli operatori del settore esprimono un cauto ottimismo per le presenze nei mesi di luglio e agosto, soprattutto nelle località della fascia costiera. Intanto le associazioni di categoria e tutto il settore turistico-alberghiero, compreso l’indotto, potrà contare sul supporto finanziario, alleggerimento dei costi fissi di gestione e sugli sgravi fiscali previsti dal governo. Dalle valutazioni degli operatori turistici si desume che l’entrante stagione turistica potrà fare affidamento sui turisti pendolari dalle altri parti della Slovenia nei fine settimana, invece per gli ospiti stranieri è tutto ancora in alto mare, considerato che le strutture alberghiere dovranno soddisfare numerose severe misure anti coronavirus anche ad emergenza rientrata. Da segnalare infine che l’epidemia in corso ha interrotto anche il traffico delle navi da crociera al terminal passeggeri dello scalo capodistriano, disdetti tutti gli arrivi di aprile e di maggio, mentre sono in forse anche quelli previsti per giugno. La stagione 2020, fino a novembre, prevedeva 61 arrivi per complessivi circa centomila passeggeri.
Miro Dellore