Foto: MMC RTV SLO/Foto: BoBo/Luka Dakskobler
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La corruzione è una delle principali minacce allo sviluppo democratico e allo stato di diritto. Lo sottolinea il presidente della commissione anticorruzione Robert Šumi, evidenziando che combattere e scoprire questo fenomeno è un compito molto difficile, reso oggi ancora più complicato dai crescenti populismi nel mondo. Per contrastare con maggiore efficacia questa tendenza è necessaria una politica attiva e un approccio adeguato dello stato, dell'intero settore pubblico, dell'economia, della società civile e dei media, rileva ancora Šumi. In tale contesto la commissione anticorruzione ricopre un ruolo di estrema responsabilità nel campo della prevenzione che però non deve e non può essere opera di pochi soggetti o di un singolo ente statale. Ha poi evidenziato che la commissione prende decisioni sulla base di prove, non di aspettative, insinuazioni o supposizioni. "Senza prove adeguate e testimonianze precise e fondate, nessuna violazione può venir confermata". Qui ha ricordato l'importanza di tutelare i testimoni che decidono di denunciare le violazioni alle autorità competenti e che rischiano, per il loro coraggio, di subire pressioni o addirittura minacce dai responsabili degli illeciti. Senza un approccio integrato e cambiamenti sistemici a livello nazionale, nel campo della prevenzione della corruzione, secondo Šumi, non saranno possibili progressi. Ha ricordato che nell'ottobre 2023 ha trasmesso al Ministero della Giustizia una proposta di nuova risoluzione in materia, ma il governo non l'ha nemmeno presa in considerazione. Šumi si chiede che cosa significhi tutto questo ovvero se la prevenzione della corruzione non figuri tra le priorità dell'esecutivo. In base all'ultimo rapporto di Transparency International sul grado di percezione della corruzione nel mondo, relativo al 2023, la Slovenia si colloca al 42.esimo posto su 180, perdendo una posizione rispetto all'anno precedente.

Delio Dessardo