Foto: BoBo/Žiga Živulović ml.
Foto: BoBo/Žiga Živulović ml.

"Nell'ultimo anno, 20 medici di famiglia hanno abbandonato i centri sanitari pubblici”, lasciando circa 30 mila pazienti senza medico di base. Questa sarebbe solo una delle tante anomalie che Jaša Jenull e l’iniziativa civica “Voce del popolo” stanno segnalando in queste settimane. Una tendenza, quella di lasciare il settore pubblico a favore di quello più remunerativo privato, che se continuerà rischia di far crollare il sistema sanitario pubblico entro uno o due anni, o sicuramente nell'arco di questa legislatura.

Gli organizzatori dello sciopero dei pazienti si dicono preoccupati del fatto che l'attuale Governo e anche il consiglio strategico per le riforme sanitarie stia prestando, così, poca attenzione a questa problematica, minimizzandola e presentandola come una questione interna alle singole strutture sanitarie; mentre per loro si tratta di un un problema sistemico.

Il loro sospetto è che ormai da anni si stia portando avanti “una riforma sanitaria nascosta”, volta a rafforzare il ruolo del privato nell’ambito sanitario, con la conseguenza che i pazienti godono di cure meno accurate, poiché l’interesse principale dei medici concessionari è “operare con profitto”, tralasciando magari cure ed esami preventivi che comporterebbero dei costi aggiuntivi (cosa che non avviene invece nel pubblico).

Inoltre, sottolinea il portavoce dell’iniziativa, la carente regolamentazione nell’ambito della concessioni fa sì che attualmente il settore sanitario rappresenti un vero e proprio “far west”, che consente ai privati di impiegare più personale del necessario, creando falle nel settore pubblico. Secondo Jenull, l'origine del problema è da ricercarsi nell'accordo approvato nel 2019, che ha visto la riduzione del numero di pazienti che i medici di famiglia devono curare; che se resterà in vigore rischia di lasciare oltre 300 mila persone in tutto il paese senza dottore di base, cosa che sta accadendo già in alcune strutture del paese.

Se il Governo ha realmente intenzione di preservare la rete sanitaria pubblica dal collasso totale, dicono quelli dell'iniziativa civica “Voce del popolo”, deve affrontare immediatamente la questione ed equiparare obblighi legali, doveri e privilegi tra medici privati e pubblici; non scaricando tutte le responsabilità sui singoli dirigenti. Un modo di operare, questo, che Jenull ritiene serva solo a “gettare sabbia negli occhi” dei cittadini e a mascherare quello che sta in realtà accadendo.

Barbara Costamagna