Mario Fafangel, epidemiologo dell'Istituto nazionale per la salute pubblica, ha riferito che alla Scuola elementare Ludvik Pliberšek di Maribor uno degli studenti è risultato positivo al coronavirus. In questo momento i compagni di classe e l'insegnante dello studente contagiato sono stati messi in quarantena, gli altri studenti possono continuare a frequentare le lezioni.
L'Istituto nazionale per la salute pubblica ha effettuato la valutazione del rischio epidemiologico e - dato che la scuola ha seguito alla lettera le raccomandazioni sulle misure di prevenzione - non esiste alcun rischio di contagio per gli altri studenti, ha riferito la preside della scuola. Un altro caso è stato invece riscontrato nel lubianese, ha detto Fafangel precisando che sono in corso le indagini epidemiologiche del caso. Il quadro presente nei paesi confinanti risulta positivo, ha spiegato Fafangel. Il compito dell’Istituto nazionale per la salute pubblica in questa nuova fase è di monitorare la situazione e avanzare delle proposte che il governo può accogliere o meno.
L’Italia è stata uno dei primi paesi che ha accertato la trasmissione locale del virus il 20 di gennaio, ha precisato Flavia Riccardo, epidemiologa dell’Istituto nazionale per la salute pubblica italiano in visita a Lubiana. Grazie alle misure restrittive adottate abbiamo limitato la diffusione del Covid-19, ha spiegato la Riccardo, aggiungendo che l’Italia dall’inizio di maggio si trova in una fase di graduale rientro alla normalità. "Nelle ultime tre settimane- ha rilevato la Riccardo- abbiamo notato una completezza e qualità dei dati. Non abbiamo alcuna evidenza di un aumento incontrollato di trasmissioni. I casi sono in diminuzione complessivamente con pochi focolai localizzati che vengono controllati regolarmente. Non si sta verificando un sovraccarico dei servizi sanitari, sia in terapia intensiva che nei posti letto di area medica e abbiamo segnali evidenti di un aumento della resilienza sia per la aumentata attività di screening e di ricerca dei contatti, sia per l’aumentata disponibilità di risorse umane aggiuntive di attività rivolte alla formazione per permetterci di essere sempre più efficaci nell’identificazione dei casi, anche quelli meno sintomatici".
Quale è stata l’esperienza italiana con il Covid19?
"Noi abbiamo sicuramente avuto un’esperienza importante con questa malattia in particolare in alcune regioni del Nord e Nord- Ovest. Altre regioni d’Italia non hanno avuto tanti casi, ma hanno avuto casi molto limitati. La situazione in Italia in questo momento, tramite la combinazione di misure locali e misure nazionali di controllo molto rapide e decise, ha permesso di abbassare la trasmissione permettendoci di passare ad una fase di transizione. Questa viene comunque realizzata con delle misure stringenti, di distanziamento fisico, di mantenimento di alti livelli di igiene e anche di mantenimento della consapevolezza della popolazione che deve rimanere alta anche se oggi i casi sono molto ridotti. Abbiamo investito nella resilienza e nella forza del nostro sistema sanitario proprio per realizzare la strategia del test, track and trace, quindi di poter andare a identificare nel modo migliore i casi e poter isolare i contatti. Non abbiamo segnali di un aumento di trasmissione dal momento in cui è partita la fase di transizione. Generalmente adottiamo un approccio di cautela e di attenzione proprio per essere nella posizione migliore per poter riportare queste informazioni anche in futuro".
Cosa rappresenta questo rassicurante quadro epidemiologico per la possibile riapertura dei confini da parte italiana?
"Noi come istituto di sanità pubblica forniamo indicazioni di informazioni ai nostri decisori i quali potranno poi prendere decisioni in merito. Io posso commentare rispetto agli ultimi dati che sicuramente è una situazione tranquillizzante, in miglioramento costante e quindi possiamo darvi con piacere questa informazione. Per quanto riguarda la decisione stessa, questa dipenderà da un altro tipo di livello".
Il portavoce del governo Jelko Kacin ha spiegato che i cittadini di paesi terzi che non hanno residenza o domicilio in Slovenia hanno l’obbligo di quarantena, mentre per quanto riguarda l’Italia da domani le frontiere italiane saranno aperte per i cittadini degli stati dell’Unione Europea, Slovenia e Croazia comprese, e per quelli dell’area Schengen. Non cambia nulla invece per quanto riguarda l’entrata in Slovenia dei cittadini italiani non residenti in Slovenia. Continuano a passare soltanto i lavoratori transfrontalieri e quelli che hanno ragioni valide per farlo. Nel momento in cui l’istituto nazionale della salute pubblica stabilirà che la situazione in Italia è sicura, allora procederemo alla riapertura, ha spiegato Kacin.
Dionizij Botter