Ormai da più di due settimane il processo pedagogico in Slovenia si sta svolgendo a casa. Il quadro, anche all'interno delle istituzioni scolastiche della Comunità Nazionale Italiana, è molto eterogeneo, con modalità che variano da scuola a scuola e da insegnante ad insegnante. Unico aspetto in comune è il grande impegno al quale sono sottoposte le famiglie degli studenti in questi giorni, soprattutto quelle degli alunni delle scuole elementari, che sono impegnati a seguire ogni giorno il lavoro dei figli.
“La scuola a casa non è così facile come si dice”, ci racconta Sara Maleta, la mamma di un’allieva della scuola elementare “Pier Paolo Vergerio il vecchio” di Capodistria, “però ci mettiamo di impegno e riusciamo a svolgere tutti i compiti che ci danno le maestre”.
“Il lavoro è tanto perché per prima cosa il comportamento dei bambini a scuola ed a casa è molto diverso”, ci ha detto la Maleta, “a scuola la maestra ha una certa autorità su di loro e quindi la ascoltano, mentre a casa ci sono più distrazioni. Appena cominci a fare i compiti: ‘Mamma ho fame, ho sete, devo andare in bagno, non ho voglia, vorrei andare fuori…’ Per fortuna la mia bambina va solo in seconda e quindi ho poche difficoltà nel seguirla; anche se alla fin fine dal mattino terminiamo di fare i compiti ogni giorno alle quattro del pomeriggio”.
E l’utilizzo del web e dei portali scolastici come sta andando? “L’e-assistant non funziona. Per ora le maestre ci mandano i compiti via mail e siamo noi genitori che poi dobbiamo spiegare,visto che il programma va avanti”.
Un’attività quella del seguire i figli nella scuola che impegna, quindi, molto tempo e crea parecchie insicurezze nei genitori: “Per noi genitori è difficile capire come spiegare, perché la maestra ha il suo metodo, mentre tu lo fai improvvisando ed a questo si aggiunge il fatto che i libri di testo che abbiamo in dotazione sono pieni di errori e a volte i testi e le indicazioni per svolgere gli esercizi sono incomprensibili”.
“Non riesco ad immaginare come possano farcela i genitori che non parlano italiano, nella nostra classe ci sono due famiglie che parlano poco anche sloveno, o che lavorano” conclude questa mamma che ci spiega di essere "fortunatamente" (visto l'impegno scolastico) disoccupata in questo periodo, “per loro sì che deve essere molto difficile”.
Barbara Costamagna