La sintonia fra il ministro Papič e lo storico leader di SVIZ Štrukelj è emersa in modo plastico dall'incontro durato poco più di un'ora nelle stanze di via Masaryk, dove sono state ridisegnate le funzioni dopo la riorganizzazione dell'esecutivo. Da un lato il neonato ministero dell'Istruzione Superiore, della Scienza e dell'Innovazione, dall'altro la delega allo Sport passata al ministero dell'Economia, mentre le classiche aree formazione di base ed educazione sono rimaste al ministro Falde, uscito depotenziato dalla redistribuzione di competenze e poltrone voluta dal premier Golob ed entrata in vigore solo dopo il referendum di novembre scorso.
Questo ha comunque permesso un dialogo schietto fra Papič e Štrukelj, al primo incontro ufficiale nel nuovo formato, permettendo di trovare un'intesa di massima sulle linee guida per il rinnovo del sistema salariale e sulle mosse per il futuro, a partire dai contratti collettivi, che dovrebbero comunque essere concordati nel quadro più ampio della riorganizzazione in corso nella pubblica amministrazione.
Anche se le parti hanno firmato un accordo quadro per gli scioperi, il dossier delle disparità salariali rimane il tema più caldo, in particolare per quel che riguarda il trattamento economico riservato a professori universitari e ricercatori, depositari ora di due diversi accordi che, secondo le intenzioni, dovrebbero essere uniformati e accorpati in un unico contratto collettivo per l'istruzione superiore e la scienza. Se nelle intenzioni il riferimento contrattuale è il trattamento riservato ora ai medici specialisti, che secondo Štrukelj sono in tutto e per tutto equiparabili a ricercatori e professori universitari, Papič ha detto che comunque i lavori al momento sono in fase preliminare e in una certa misura vincolati al riforma salariale in corso per i dipendenti della pubblica amministrazione. L'obiettivo più grande, comunque, rimane quello di individuare una base salariale che in futuro potrà essere estesa a tutta la categoria e finanche ai lavoratori del mondo della cultura. In chiusura anche un passaggio sulle università slovene, che secondo il sindacato devono rimanere pubbliche, senza badare al profitto.
Valerio Fabbri