Foto: BoBo/Borut Živulović
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Interpellato in merito alla pubblica manifestazione di sostegno al presidente serbo Aleksandar Vučić, il sindaco di Lubiana Zoran Janković ha cercato di ridimensionare la vicenda ribadendo che la lettera è stata inviata a titolo personale e sottolineando di non aver ricevuto nessuna delega ufficiale né da parte del Comune, né di altre istituzioni. Tuttavia, ha ammesso che il documento portava l'intestazione del Comune, il che potrebbe aver generato confusione. Interrogato sulle ragioni che lo hanno spinto a scrivere la missiva, ha evidenziato il suo legame con la Serbia, paese in cui è nato e con cui ha mantenuto rapporti sin dai tempi in cui era alla guida della Mercator, occupandosi di acquisizioni immobiliari nella capitale serba. "Conosco bene lo sviluppo di Belgrado negli ultimi 25 anni. Ho incontrato Vučić quando era premier e siamo diventati amici", ha ricordato, sottolineando come il Paese in questi anni abbia compiuto grandi progressi sul fronte economico e dell’occupazione, aggiudicandosi addirittura l'assegnazione dell'EXPO 2027. Janković ha inoltre chiarito che la sua lettera non conteneva riferimenti diretti alla situazione interna della Serbia o alle proteste in corso. "In una democrazia, tutti hanno il diritto di esprimere la propria opinione", ha affermato, respingendo le accuse di incoerenza tra il suo sostegno a Vučić e le sue posizioni politiche liberali in Slovenia. "Non mi sono mai opposto alle proteste, purché non sfocino in violenza", ha affermato, sottolineando come l'unica soluzione alla situazione in Serbia siano le elezioni anticipate. "Sono convinto che verranno organizzate entro maggio", ha aggiunto. Il sindaco di Lubiana ha infine difeso la sua decisione di inviare la missiva, pur riconoscendo che avrebbe potuto scegliere un canale di comunicazione più personale. "Sarebbe stato più facile non inviarla, ma l'ho fatto e me ne assumo la responsabilità", ha detto, evidenziando come la scelta sia stata presa per promuovere pace e stabilità in questa parte d'Europa.
M.N.