"Viviamo in un'epoca di profondi cambiamenti, si stanno ridisegnando gli equilibri globali e vengono messi in discussione i nostri valori democratici. I regimi autoritari vogliono il collasso dell'Europa, e la guerra della Russia contro l'Ucraina ci ricorda chiaramente il ruolo essenziale dell'Unione europea come propulsore di sviluppo economico e sociale, ma anche come fondamentale bastione contro la tirannia". Nei 15 minuti di presentazione davanti agli eurodeputati della Commissione affari esteri, Marta Kos ha declinato così come intende impostare il suo mandato nella squadra di Ursula von der Leyen. Per fugare ogni dubbio su una sua presunta vicinanza alla Russia, insinuata anche dall'eurodeputato sloveno Milan Zver, che l'ha definita amica e allo stesso tempo prigioniera politica dell'estrema sinistra slovena vicina a Putin, Kos ha detto che il suo primo viaggio di lavoro sarà in Ucraina. Posizione corroborata anche da una dichiarazione conclusiva letta in ucraino. L'audizione è filata via tutto sommato liscia, con qualche prudente presa di posizione sulla conclusione dei negoziati di adesione con Montenegro e Albania, rispettivamente nel 2026 e nel 2027, qualche passaggio molto emotivo sulla questione dei confini nel goriziano, ricordando GO!2025, la capitale europea della Cultura dell'anno prossimo, e qualche spigolatura per le accuse di essere stata un'informatrice dei servizi segreti jugoslavi, quindi ricattabile dai futuri paesi membri. Attacchi per i quali il presidente della Commissione, in almeno un paio di casi, ha richiamato all'ordine. Marta Kos è comunque rimasta sempre calma, ha usato toni cordiali in risposte forse fin troppo studiate, ma pur sempre segno di una preparazione molto attenta, al punto da aver convinto 59 eurodeputati su 75 a votarle la fiducia per garantire, come ha detto in conclusione, che i futuri membri siano pronti per l'adesione e che il processo di espansione sia "prevedibile e credibile".
Valerio Fabbri