Sono il coronavirus e i provvedimenti necessari per combatterlo le cause principali del calo dell’attività economica nel primo trimestre 2020 in Slovenia, con il Prodotto interno lordo in flessione reale del 2,3 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. A risentirne maggiormente è stato il comparto commerciale, con praticamente tutti i negozi chiusi, ad eccezione di quelli con generi alimentari. È quanto rileva l'ufficio per le analisi macroeconomiche e lo sviluppo. Si tratta di numeri di cui bisognerà tenere conto nelle previsioni economiche attese per giugno. Oltre ai negozi sono stati colpiti servizi come la ristorazione, ma anche altri, come quelli garantiti da artigiani e altri lavoratori autonomi. La situazione sul mercato del lavoro ha cominciato a peggiorare nella seconda metà di marzo, dopo la proclamazione dello stato di epidemia e la conseguente cessazione di molte attività, con un sensibile aumento dei disoccupati ufficialmente registrati. Crescita che nelle ultime settimane si è fermata, registrando un'inversione di tendenza. Si prevede comunque, secondo l'ufficio per le analisi macroeconomiche e lo sviluppo, un nuovo aumento allo scadere dei provvedimenti contenuti nel primo maxipacchetto anti-coronavirus. A maggio si è registrato anche un clima migliore sul fronte dei consumi, grazie all'allentamento delle misure restrittive. Per la Camera di commercio slovena la riduzione del PIL nel primo trimestre dell'anno è stata in qualche modo frenata dalla maggiore spesa pubblica, cresciuta del 5,8 per cento, il tasso maggiore degli ultimi 12 anni. In caso contrario il calo del PIL sarebbe stato ancora più marcato, del tre per cento. Infine, ancora un dato relativo all'inflazione, negativa anche a maggio, con un calo dei prezzi dei beni di prima necessità dell'1,2 per cento su base annua. A contribuire maggiormente alla deflazione sono stati i derivati petroliferi. Su base mensile invece il costo della vita è aumentato dello 0,9 percento, soprattutto alla voce frutta fresca.
Delio Dessardo