Inizia tutto in un noto ed elegante ristorante del centro di Varsavia, nel 2014, quando le dichiarazioni dell'allora ministro degli Esteri Radosław Sikorski suonano più o meno così: "l'alleanza tra Polonia e Stati Uniti è pericolosa perché crea un falso senso di sicurezza, per di più ci inimichiamo tedeschi e russi. Siamo dei perdenti". Sono trascorsi 10 anni da quello che fu un vero e proprio scandalo di intercettazioni e la prospettiva della Polonia è completamente cambiata.
Una coppia di cineasti polacchi ha iniziato chiedendosi non solo a chi giovò quello scandalo, ma anche chi ne fu l'artefice. Tutto indicava la strada per Mosca, per questo hanno deciso di mettersi in viaggio attraverso Polonia, Repubblica ceca, Bulgaria, Moldavia e Lettonia per vedere come Vladimir Putin e la Russia utilizzano le strategie di guerra ibrida per esacerbare i conflitti, acuire le differenze e in ultima analisi per espandere la loro influenza in quello che prima era spazio post-sovietico.
Lo fanno in modo cinematografico, creando un racconto che va dietro le quinte degli agenti speciali di Mosca, in una guerra senza confini, dove non si spara né si fanno vittime.
Un viaggio che prova a raccontare anche la periferia, dove le persone vogliono vivere in pace, ma sono confuse perché, è questa la convinzione del regista, non sempre sono consapevoli di essere artefici o vittime di una guerra ibrida. Dalle intercettazioni reali a un finale creato dall'intelligenza artificiale, con un discorso di Putin che chiede scusa per l'invasione dell'Ucraina e invoca la pace.
Valerio Fabbri