Quello che sta investendo in questi giorni la Slovenia è uno scenario che conosciamo dai film e che abbiamo visto all’inizio dell’anno in Cina, Italia o Spagna. La situazione è difficile, ma al momento tutti i pazienti ricevono cure adeguate. Sta di fatto che il virus oramai si è diffuso nel paese ed 1 cittadino su 33 risulta essere contagiato. La speranza di Bojana Beović, che è a capo del gruppo di esperti impegnati nella lotta al coronavirus, è che le misure prese possano sortire gli effetti desiderati. Per capirne l’efficacia non rimane che attendere. Questa si misura in cicli di circa un mese. In ogni modo più che chiusure totali nel prossimo futuro sono ipotizzabili irrigidimenti ed allentamenti a seconda di come andrà il contagio. Quello che conta non è tanto il numero delle persone infette, ma quello dei letti occupati negli ospedali, dove presto potrebbero esserci 1000 pazienti ricoverati per covid.
Per la Beović, comunque, c'è bisogno dell'aiuto di tutti e soprattutto di prendere sul serio le limitazioni imposte. Non è mancata, così, nemmeno una frecciata a tutti coloro che in questi giorni stazionano con i bicchieri di carta in mano davanti ai bar, che possono servire solo bevande da asporto, aggirando così le limitazioni.
Lubiana, intanto, si appresta a varare nuovi protocolli sui tamponi. A marzo si facevano 1300 test al giorno, oggi se ne fanno anche 7500. Un livello simile a quello italiano ed inferiore solo a quello di Gran Bretagna e Francia. I laboratori al momento sono oberati. Chi ha realmente bisogno del tampone e del suo esito deve attendere troppo. Il consiglio del gruppo di espetti è quello di dare la priorità per gli over 60, ai malati cronici, agli immunodepressi e quelli che lavorano a contatto con altre persone. La diminuzione dei tamponi dovrebbe venir compensata dal test antigenici, che danno l’esito anche solo in un ora e che sono molto meno complicati e costosi.
Stefano Lusa