Della nuova maggioranza faranno quasi sicuramente parte i socialdemocratici, mentre anche i deputati delle due minoranze nazionali probabilmente non avranno nessuna difficoltà a firmare un accordo di collaborazione con il nuovo premier. Entrano in parlamento anche i democratici, che guadagnano addirittura due seggi alla Camera. Sono loro, però, i veri sconfitti di queste elezioni. Il voto, con un’adesione record, è stato il solito referendum pro o contro il loro leader Janez Janša, ma alla fine, gli sloveni hanno ancora una volta voltato le spalle al suo progetto politico. È andata bene, invece, per i democristiani di Nuova Slovenia, che diventano il terzo partito. Sono gli unici che si salvano tra gli alleati del premier. A chiudere la cinquina che formerà il nuovo parlamento la sinistra radicale di Levica, che ha dovuto attendere fino all’ultimo per capire se sarebbe riuscita a superare la soglia di sbarramento del 4%. Restano fuori dal parlamento due ex primi ministri e le loro formazioni politiche: Alenka Bratušek e Marjan Šarec, mentre non passa nemmeno quello che è stato il partito di Miro Cerar, un altro premier rottamato in fretta dalla politica nazionale. Fuori anche il Partito dei pensionati e quello nazionale. Ora tutte le carte sono nelle mani di Robert Golob che dovrà dimostrare che è possibile passare con successo dalla gestione di una azienda a quella di un paese.
Stefano Lusa