Quest'anno la Slovenia si è classificata al 46° posto su 67 paesi nella graduatoria di competitività stilata dall'Istituto internazionale per lo sviluppo del management (IMD), il prestigioso istituto svizzero con sede a Losanna, che ogni anno classifica una serie di paesi in base a indicatori quali commercio internazionale, quadro sociale, e istruzione. Valutazione che è peggiorata in modo uniforme nella maggior parte dei paesi europei, anche se la Danimarca è sul podio insieme a Singapore e Svizzera, con l'Irlanda che fa capolino subito alle spalle di Copenhagen e davanti a Honk Kong.
I vantaggi competitivi della Slovenia rimangono gli stessi degli anni precedenti: livello dei prezzi, stabilità del quadro sociale che garantisce anche un elevato livello di uguaglianza, sicurezza e istruzione. Fra le ombre, invece, i ricercatori dell'IMD hanno identificato il rallentamento della crescita economica, frenata anche dall'impatto negativo della crisi energetica e dall'inflazione. A pesare però è anche la carenza di infrastrutture di qualità ed efficienti, che in passato erano considerati fattori di competitività. Un ritardo questo dovuto alla scarsa efficienza del governo e delle imprese, e proprio in quest'ultimo indicatore il paese ha perso dieci posizioni scendendo al 57° posto, paragonabile alla classifica che aveva dopo la grande crisi finanziaria ed economica del 2008. Fra i consigli per aumentare la competitività figurano passi ben noti: aumento dell'efficienza e della qualità dei servizi pubblici, miglioramento dell'accesso alla manodopera qualificata, aumento della produttività e del valore aggiunto per dipendente, sgravi fiscali per gli stipendi dei dipendenti altamente qualificati, accelerazione per la transizione verde e digitale nelle aziende, e una serie di altre iniziative che migliorerebbero la performance del paese.
Valerio Fabbri