Foto: Valerio Fabbri/Radio Slovenia
Foto: Valerio Fabbri/Radio Slovenia

Il parlamento ha approvato con 52 voti a favore la proposta del governo di riconoscere la Palestina come Stato sovrano e indipendente, mozione che il governo di Robert Golob aveva inviato alla Camera di Stato giovedì 30 maggio. Si conclude così una giornata vissuta sulle montagne russe, fra ostruzionismo, accelerazioni, frenate improvvise e forzature delle procedure parlamentari. La Commissione parlamentare per la politica estera, lunedì scorso, aveva approvato la mozione della maggioranza per il riconoscimento della Palestina. Il Partito democratico non solo aveva votato contro in commissione, ma aveva anche proposto un referendum consultivo per ritardare il voto e quindi il riconoscimento, programmato per martedì 4 giugno. Con una spregiudicata manovra parlamentare, l'SDS ha dapprima ritirato la proposta di referendum, nel timore di essere bypassato con un nuovo ordine del giorno, per poi rilanciare a seduta in corso la sua tattica ostruzionistica. Durante i lavori in Aula, infatti, il partito di Janša ha depositato una nuova richiesta di referendum consultivo, convinto in questo modo che la Camera di Stato non avrebbe potuto votare in giornata. Secondo la prassi parlamentare, infatti, finora sono sempre trascorsi 30 giorni per esprimersi su una richiesta di referendum, anche quando l'esito era scontato come in questo caso. Messa all'angolo, la maggioranza ha forzato la mano e. nell'ordine, ha sospeso la seduta in corso, la numero 73, ha convocato una seduta straordinaria della Commissione esteri per annullare la richiesta di referendum, effettuare il passaggio parlamentare per la seduta numero 74 che ha disinnescato il referendum, e ha quindi ripreso la seduta sospesa in precedenza. Un'acrobazia procedurale che ha permesso di arrivare al voto per il riconoscimento della Palestina, formalità avvenuta poco prima delle 10 di sera.
Nel mezzo, la spaccatura fra maggioranza e opposizione si è fatta sempre più netta. La presidente della Camera, Urška Klakočar Zupančič, ha detto che la decisione di non rispettare la prassi parlamentare è stata dettata dalla pretestuosa tattica ostruzionistica del partito di Janša, il quale a suo volta ha detto che lo stato di diritto, secondo lui, gode di una salute migliore a Gaza che non a Lubiana.
Alla seduta parlamentare non erano presenti i due deputati delle minoranze autoctone italiana e ungherese.

Valerio Fabbri

Foto: Matija Sušnik/DZ. Il premier, Robert Golob, durante il suo intervento nella seduta numero 73 della Camera di Stato.
Foto: Matija Sušnik/DZ. Il premier, Robert Golob, durante il suo intervento nella seduta numero 73 della Camera di Stato.

Foto: MMC RTV SLO/Matija Sušnik/DZ
Foto: MMC RTV SLO/Matija Sušnik/DZ
Foto: Valerio Fabbri/Radio Capodistria
Foto: Valerio Fabbri/Radio Capodistria
Foto: Valerio Fabbri/Radio Capodistria. La presidente della Camera di Stato, Urška Klakočar Zupančič.
Foto: Valerio Fabbri/Radio Capodistria. La presidente della Camera di Stato, Urška Klakočar Zupančič.
La bandiera palestinese è stata issata davanti alla Camera di Stato. Di fianco, la bandiera armena, in omaggio alla visita ufficiale di una delegazione dal parlamento di Erevan. Foto: BoBo/Borut Živulović
La bandiera palestinese è stata issata davanti alla Camera di Stato. Di fianco, la bandiera armena, in omaggio alla visita ufficiale di una delegazione dal parlamento di Erevan. Foto: BoBo/Borut Živulović
Foto: Valerio Fabbri/Radio Capodistria. Il leader del Partito democratico sloveno (SDS), Janez Janša.
Foto: Valerio Fabbri/Radio Capodistria. Il leader del Partito democratico sloveno (SDS), Janez Janša.