Era latitante dallo scorso febbraio Salvatore Roberto Perricciolo, il boss a capo di un’organizzazione che per anni aveva chiesto il pizzo e taglieggiato locali e attività turistiche e d’intrattenimento sulle coste delle Marche.
Perricciolo, 44 anni di origini calabresi, ufficialmente commerciante di auto usate, era a capo di un’associazione a delinquere dedita al traffico di armi, alle estorsioni ai danni di attività della costa marchigiana, e allo spaccio cocaina nelle province di Macerata, Ancona e Fermo. Le accuse a suo carico erano anche di rapina, spesso ai danni di spacciatori, truffa, appropriazione indebita, detenzione illecita di armi e munizioni, sequestro di persona, lesioni e violenza privata e falso per acquisire illegalmente auto vendere. In passato era stato anche fermato in possesso di armi da fuoco in luoghi pubblici.
Il boss aveva fatto perdere le proprie tracce poco prima che diventasse definitiva una condanna a 21 anni di reclusione per traffico di droga, estorsione e rapimento. Subito dopo era stato emesso un mandato di arresto, nazionale ed europeo, ed erano partite delle complesse indagini durate diversi mesi.
Perricciolo è stato infine localizzato in Slovenia tramite una serie di intercettazioni telefoniche. Le autorità italiane e slovene hanno quindi coinvolto nell’operazione l'agenzia giudiziaria europea Eurojust, eseguendo un ordine europeo d’indagine. Sono state avviate attività di sorveglianza in Slovenia, come il tracciamento telefonico e il pedinamento fisico che, nel giro di 10 giorni, hanno consentito d’individuare la posizione precisa del fuggitivo a Capodistria, e di arrivare al suo arresto il 20 agosto: gli inquirenti sono arrivati al boss dopo aver piazzato un tracciatore gps sull’auto della sua moglie, che aveva raggiunto Capodistria con le tre figlie per incontrare il marito che non vedeva da mesi.
L’uomo era già stato condannato in passato per rapina, frode, appropriazione indebita, estorsione, rapimento e possesso illegale di armi, tutti reati legati ad attività mafiose. Nel luglio scorso, la Procura Generale di Perugia, aveva ordinato la confisca di beni di Perricciolo per oltre 120 mila euro.
Ora sarà estradato in Italia, dove dovrà scontare i 15 anni di pena che gli rimangono, dopo quelli già passati in carcere e ai domiciliari per le misure cautelari.
All'operazione hanno partecipato, oltre alla polizia di Capodistria e alla Procura, diverse autorità italiane, tra cui il reparto operazioni speciali della polizia italiana e il Ministero dell'Interno a Roma.
Alessandro Martegani