"La violenza non è amore", "Facciamo la rivoluzione", "il futuro è rosa" e "siamo stufe" sono alcune delle scritte presenti su cartelloni e stendardi delle donne che hanno manifestato nel pomeriggio dell'8 marzo in centro a Lubiana. Diverse centinaia di persone, in gran parte attiviste dei movimenti civici, ma anche membri della società civile di tutte le età ed estrazioni, hanno sfidato la pioggia per onorare la giornata internazionale dedicata alle donne. Un appuntamento che è servito a denunciare la discriminazione vissuta dall'universo femminile in diversi campi della vita pubblica, con la rivendicazione di diritti, in primis quello della libertà di scelta nel portare avanti o meno una gravidanza. Ma poi anche appelli per combattere la cultura del patriarcato che, come è stato detto durante un intervento dal palco, è il vero ostacolo al progresso della nostra società. Nessun simbolo riconducibile ai partiti di maggioranza, anche se erano presenti alcuni deputati di Sinistra (Levica), come Miha Kordiš, per testimoniare la vicinanza alla variegata galassia progressista molto vivace nella capitale. Negli interventi il tema femminile è stato declinato in tanti modi: dalla lotta contro il patriarcato in tutti i Balcani, alla femminilità repressa in Giordania anche a causa di retaggi culturali riconducibili agli imperialismi britannico e statunitense. E ancora dal sostegno per una Palestina libera dove l'intensità dei femminicidi è seconda solo al genocidio in corso a Gaza, al sessismo che diventa sciovinismo e violenza psicologica soprattutto sui luoghi di lavoro, come testimoniano i divari salariali, sintomi di una mentalità patriarcale con radici profonde. La piazza è stata caratterizzata da colori vivaci, musica e lingue diverse, fra cui l'italiano, con la storica canzone del femminismo romano "Siamo stufe", che ha aperto l'evento.
Valerio Fabbri