
L'Associazione dei giornalisti e dei pubblicisti ritiene che alcune disposizioni della proposta di legge sui media possano risultare dannose. Se non verranno modificate durante il prossimo esame, l'Associazione ritiene che la legge debba essere respinta. Tra i vari punti critici, si oppongono alla norma che obbliga un giornalista a rivelare le proprie fonti su ordine del tribunale, come specificato in un comunicato stampa. L'Associazione sottolinea che la protezione delle fonti è un dovere imprescindibile del giornalista, che non può essere violato nemmeno dal potere giudiziario. Sostiene che un tribunale possa obbligare un giornalista a rivelare la sua fonte solo in circostanze eccezionali, come minacce terroristiche o questioni di sicurezza pubblica. Si oppone alla proposta che vieta il sostegno finanziario ai media che non impiegano almeno tre persone a tempo pieno, ritenendo che ciò ostacoli l'avvio di nuove realtà editoriali. Critica anche l'idea di finanziare le grandi aziende editoriali, generalmente di proprietà di imprese milionarie, e sostiene che debbano essere i proprietari a risolvere eventuali difficoltà finanziarie, non lo Stato. L'Associazione solleva preoccupazioni anche riguardo all'obbligo di pubblicare il numero di copie stampate per i media cartacei, ritenendo che tale obbligo violi il principio di parità di trattamento tra i vari tipi di media. Si oppone fermamente alle disposizioni che conferiscono all'ispettore dei media il potere di determinare, a sua discrezione, cosa costituisca discorso d'odio. In caso di mantenimento di tale norma, l'Associazione chiede che i media possano impugnare la decisione dell'ispettore tramite un procedimento giudiziario rapido, anziché attraverso un procedimento amministrativo, che risulta generalmente lungo a causa del sovraccarico dei tribunali. Critica, inoltre, la disposizione che sottopone gli influencer alla sorveglianza dell'ispettorato, giudicandola un'inaccettabile equiparazione tra individui e media. Secondo l'Associazione, il controllo e la sanzione dovrebbero rimanere di competenza della legislazione penale, non della legge sui media. La Commissione parlamentare per la cultura discuterà oggi la legge sui media, dopo il rinvio della discussione prevista per il 13 marzo. La coalizione ha presentato 46 emendamenti, mentre il gruppo parlamentare NSi ne ha proposti due.
Corrado Cimador