E' stato il "più grande gentiluomo tra i compagni e il più grande compagno tra i gentiluomini". Ancora una volta con queste parole pronunciate da Borut Pahor i compagni di partito hanno voluto dedicare un pensiero al socialdemocratico Miran Potrč, deputato di lunga data all'Assemblea nazionale della Slovenia indipendente, dopo essere stato nel periodo jugoslavo uno dei delegati dell'Assemblea della Repubblica socialista di Slovenia.
Oltre mezzo secolo di politica attiva vissuta sempre dalla stessa parte, convinto che quelle idee e soprattutto quei valori fossero i migliori possibili. Come ha ricordato Pahor, visibilmente emozionato, Potrč è stato un politico carismatico e autorevole che ha contribuito non solo al processo di indipendenza della Slovenia, ma anche al rinnovamento e all'ammodernamento di un partito che ha frequentato fin dal 1968 in tutte le sue evoluzioni.
Fajon ha voluto invece sottolineare l'importanza della sua formazione in legge, che ne ha segnato il percorso politico sempre ispirato al dialogo e all'inclusività. Potrč ha saputo infatti coniugare diritto del lavoro ed economia, sempre dalla parte dei lavoratori, come dimostra anche il suo impegno ultradecennale nell'Unione dei sindacati, prima jugoslava e poi slovena.
Nel suo discorso Pahor non ha rinunciato a un'incursione nel presente, richiamando una frase pronunciata alla presentazione di uno dei suoi libri. Potrč rivolse un appello alla classe politica slovena dicendo che non avrebbero dovuto pensare a sé stessi, ma agli interessi delle persone. "In questo momento in Slovenia l'ordine delle priorità è sbagliato: prima io, poi il partito e poi il Paese", ha ricordato Pahor, un pensiero che secondo lui suona ancora attuale.
Valerio Fabbri