Si è surriscaldata l'atmosfera in parlamento durante la discussione del patto, un documento di 34 pagine, sostenuto dal governo Šarec. L'accordo, non vincolante ai sensi del diritto internazionale, ha scatenato le ire delle formazioni politiche di centrodestra; Partito Democratico, Nuova Slovenia e il Partito Nazionale sostengono infatti che il patto doveva essere trattato prima in parlamento e dopo al governo e non viceversa. L'esecutivo dovrebbe rendere partecipe l'opinione pubblica e la stessa Camera di Stato su tutti i documenti internazionali che hanno come oggetto il tema delle migrazioni, spiegano.
Secondo il leader dell'Sds, Janša inoltre l'approvazione del documento è illegittima in quanto non è stato oggetto di un dibattito pubblico, aggiungendo che il termine accordo globale è fuorviante in quanto diversi paesi membri del consiglio di sicurezza Onu non vi partecipano. Non ci lasciate altra scelta che l'indizione di un referendum consultivo, ha detto il leader dell'Sds. Il Ministro degli esteri, Miro Cerar ha ribadito che il documento non è vincolante. La Slovenia firmerà l'accordo a Marrakesh il prossimo mese, ha annunciato Cerar, dicendo che oltre alla Slovenia sono 150 i paesi che vi aderiscono per affrontare congiuntamente la problematica. Si tratta di un documento vincolante solamente in un'ottica politica, spiega Cerar. Il patto è stato pensato come una dichiarazione di intenti, per mettere ordine nelle politiche sulle migrazioni a livello mondiale, all'insegna della solidarietà, ma a quanto sembra sulla scena politica nazionale questo documento divide in modo inconciliabile i schieramenti politici.