
Il traguardo del milione di firme è stato raggiunto già a dicembre scorso, ma nel dubbio di qualche inesattezza l’Istituto 8 marzo ha deciso di raccoglierne altre 200 mila, prima di sottometterle al vaglio di Bruxelles. Un compito molto più arduo di quanto avessero immaginato gli attivisti del movimento “My Voice, My Choice”, impegnati ad assicurare che ogni donna possa avere “il diritto di decidere del proprio corpo". Centrato questo obiettivo, però, per l’organizzazione non governativa guidata da Kovač ci sono ora scadenze e passaggi tecnici da non sottovalutare. Come ha spiegato in una conferenza stampa davanti alla sede della Camera di Stato, le firme raccolte adesso devono essere depositate nei 18 stati membri dove sono state raccolte. Saranno poi le istituzioni competenti a verificarne la validità entro tre mesi, per poi trasmetterle a Bruxelles, presumibilmente a fine agosto, che a sua volta entro 3 mesi dalla ricezione dovrà calendarizzare un’udienza. Le attiviste hanno fatto brevemente cenno alle criticità, ma anche al successo riscontrato in un paese chiave come l’Irlanda, sottolineando più in generale il grande entusiasmo dell’iniziativa. Al punto che, ha spiegato Kovač, il movimento per un aborto sicuro e accessibile continuerà ad esistere anche dopo la fine della campagna, impegnandosi nella difesa dei diritti umani.
La condizione per presentare un'iniziativa legislativa dei cittadini alla Commissione europea è che i proponenti raccolgano un milione di firme entro un anno e superino la soglia nazionale di firme in almeno sette paesi dell'Unione europea.
Valerio Fabbri
