A dicembre scorso l'Unione europea ha approvato la prima regolamentazione di questo tipo a livello mondiale, il cosiddetto AI Act, dopo un negoziato fiume di oltre 36 ore che ha dato vita alla normativa europea che disciplinerà l'intelligenza artificiale. Il 21 gennaio scorso è stata pubblicata un'ultima versione del testo, per questo la commissione parlamentare per gli Affari Europei della Camera di Stato ha tenuto oggi una presentazione pubblica del contenuto del regolamento.
I relatori che si sono alternati, in gran parte dal mondo universitario e della ricerca, hanno riconosciuto il merito di un'impostazione legislativa che affronta in maniera complessiva lo sviluppo dell'intelligenza artificiale. Il testo finale, che sarà approvato prima dal Consiglio europeo forse già il 2 febbraio, e successivamente dal Parlamento di Strasburgo senza bisogno che le singole nazioni lo recepiscano, è composto di 85 articoli e nove allegati, impostato su un'architettura di rischi suddivisi in quattro categorie: minimi, limitati, alti, inaccettabili, definendo anche le applicazioni considerate troppo pericolose per essere autorizzate, come il riconoscimento facciale nei luoghi pubblici ai fini di pubblica sicurezza e i rischi sistemici connessi ai grandi modelli del tipo di Chat GPT.
In un dibattito andato quasi deserto fra i deputati e membri del governo, presente la ministra della Trasformazione Digitale, Emolija Stojmenova Duh, la questione principale emersa rimane quella di trovare un equilibrio fra rispetto dei diritti individuali, a partire dalla privacy, e innovazione tecnologica che contribuisce allo sviluppo industriale così come della società. E' questo, di fatto, il compito della politica che però, oggi, era in gran parte assente.
Valerio Fabbri