"Con il referendum vogliamo ascoltare la volontà degli elettori prima di investire centinaia di milioni di euro nella costruzione del secondo reattore nucleare a Krško". Un messaggio forte e chiaro di continuità politica agli investitori di un progetto, al momento solo sulla carta, che contribuirà alla transizione energetica della Slovenia.
Con queste parole il premier Golob ha deciso di prendere di petto un argomento scivoloso che, secondo lui, dovrebbe essere affrontato solo ed esclusivamente in un'ottica di interesse nazionale. E per evitare che la questione rimanga incastrata nello scontro politico, con accuse ai suoi interessi trascorsi e futuri nel settore energetico, Golob ha riunito oggi nella sede del governo la presidente della Repubblica, i massimi vertici istituzionali, i leader dei cinque partiti presenti in parlamento, e i due deputati ai seggi specifici delle minoranze autoctone italiana e ungherese. Tutti intorno a un tavolo per convergere su due punti: la necessità di indire il referendum entro la fine dell'anno, e il consenso politico di tutte le forze parlamentari per definire un quesito referendario che garantisca stabilità. E l’accordo sembra essere stato raggiunto, come testimoniano anche le dichiarazioni dei leader dell'opposizione, Janez Janša e Matej Tonin, che hanno confermato la disponibilità a lavorare insieme per ascoltare la volontà popolare in un referendum consultivo che, almeno nelle intenzioni, darà legittimità alla costruzione del secondo blocco nella centrale nucleare di Krško, i cui lavori dovrebbero iniziare nel 2028. Questo non esclude la continua ricerca di altre fonti di energia rinnovabile, ha spiegato Golob rispondendo a una domanda sulle biomasse legnose, oggetto di scontro politico. Serve il consenso di tutto l’arco parlamentare per preparare basi normative adeguate per accelerare un progetto che, ha detto ancora Golob, rimane spesso vittima di interessi particolari e della legislazione territoriale. Nelle intenzioni, il referendum dovrebbe svolgersi nella seconda metà dell’anno, ma già nelle prossime settimane il quesito dovrebbe fare capolino in parlamento.
Valerio Fabbri
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