Un dibattito sfiancante dall’esito annunciato quello andato in scena ieri in Commissione parlamentare, che quantomeno avuto il merito di dare spazio a un confronto pubblico fra tutte le parti coinvolte. Come prevedibile non è passata la linea dell’opposizione, che avrebbe voluto annullare la decisione di costruire due centri temporanei per richiedenti asilo e un centro per l’identificazione di polizia nell’area del comune di Brežice. Però i dati dei flussi migratori illustrati dal ministro dell’Interno, Boštjan Poklukar, destano qualche preoccupazione, anche se la rotta balcanica rimane un percorso di transito verso altre destinazioni, Germania e Austria in primis, ma anche Italia. Nel 2023 sono stati poco meno di 60 mila i migranti gestiti dal ministero dell’Interno, che ha quindi riscontrato la necessità di ampliare le sue capacità ricettive anche per la gestione dei richiedenti asilo. Tuttavia dopo una consultazione con una ventina di comuni, che ha portato a un nulla di fatto, il governo ha deciso di imporre in modo unilaterale la sua scelta ai comuni in questione, i cui sindaci ieri in commissione hanno illustrato la preoccupazione delle comunità locali. La decisione era inizialmente passata in sordina, nonostante la porosità di un confine meridionale dove sono transitati oltre 7900 migranti da inizio anno. Il Partito democratico sloveno (SDS) ha definito spericolata la decisione del governo, poiché non tiene in conto della sicurezza dei residenti. Poklukar ha illustrato numeri, necessità logistiche e visione ministeriale, ma le comunità locali sempre ieri hanno presentato in parlamento una petizione con oltre 3500 firme per chiedere di non costruire niente. I sindaci hanno poi fatto sapere di essere disposti ad adottare misure di disobbedienza civile se il governo non rivede i suoi piani. E il tema flussi migratori sarà anche al centro dell’incontro trilaterale fra i ministri dell’Interno di Slovenia, Italia e Croazia in programma oggi e domani a Brdo.
Valerio Fabbri