Le elezioni democratiche dell'8 aprile 1990 rappresentano la svolta epocale per la Repubblica di Slovenia. Un vero e proprio spartiacque tra l'allora stato Monopartitico vincolato a Belgrado, in altre parole alla Jugoslavia comunista, e la prospettiva della società multipartitica. Una prospettiva sinonimo di civiltà e ispirata da persone e personaggi animati dal desiderio di voler esprimere liberamente i propri pensieri, le proprie idee ma altresì stabilire regole accettate da tutti, senza imposizioni a scapito della libertà del gioco democratico e della partecipazione popolare.
Il blocco politico che vinse le prime elezioni democratiche dell'aprile1990 e che portò alla proclamazione dell'indipendenza della Slovenia fu la Coalizione Demos che comprendeva l'Unione Democratica Slovena, i democratici Cristiani Sloveni, l'Alleanza Socialdemocratica di Slovenia, il Partito dei contadini sloveno, poi diventato Partito Popolare, i Verdi e il Partito Liberale e i pensionati, riuniti nel Partito delle "pantere grigie". Secondo l’accordo esistente tra i partiti la guida del governo fu affidata a Lojze Peterle, leader dei Democristiani, che in quella tornata ottennero la maggioranza relativa tra i partiti del Desus. Si procedette così spediti verso l’indipendenza. Fu organizzato il plebiscito e il 25 giugno 1991, fu proclamata l'indipendenza, seguita da un breve conflitto con le forze federali, che la popolazione visse come "guerra di liberazione". All’epoca ci fu un’ampia comunione di intenti tra tutte le forze politiche slovene, considerato anche il fatto che a capo dello stato era stato eletto Milan Kučan, che per anni era stato alla guida della Lega dei comunisti sloveni. In seguito a una serie di divergenze, anche sulle riforme economiche da attuare in Slovenia, il Demos di sciolse il 30 dicembre 1991. L’obiettivo comunque era stato raggiunto, infatti, qualche settimana più tardi arrivò il riconoscimento internazionale.
Corrado Cimador