Entro la fine del 2024 l'eliminazione delle disparità salariali, a seguire l'introduzione della nuova scala retributiva, che dovrebbe comprendere 67 livelli. A spiegarlo è la ministra della pubblica amministrazione Sanja Ajanović Hovnik, che stamane ha illustrato il piano di riforma del sistema salariale nel pubblico impiego. L'intero processo dovrebbe quindi durare due anni. Dapprima si procederà come detto a correggere le disparità nelle retribuzioni base, conseguenza in primo luogo di interventi unilaterali nel sistema, come ad esempio l'aumento dei salari nella sanità e nell'assistenza sociale nel 2021, che hanno sconvolto l'equilibrio. Le richieste avanzate successivamente dal sindacato educazione, istruzione scienza e cultura, da quello per l'istruzione universitaria e dai sindacati che rappresentato vigili del fuoco e poliziotti, che a loro volta hanno rivendicato aumenti salariali, rappresentano in pratica una richiesta di eliminazione delle disparità. Ad inizio 2025, ha detto ancora la ministra partirà la seconda fase della riforma, che comprenderà l'implementazione della nuova scala retributiva, che dovrebbe venir completata gradualmente fino al 2027. Il governo parte dal presupposto che finche' non si negozia tutto, non si negozia nulla. L'implementazione inizierà quindi sulle basi delle posizioni frutto dei negoziati, seguita da una transizione graduale e da un nuovo sistema fino al 2027. Tutto dipenderà quindi dalla rapidità' con cui si concluderanno le trattative con la controparte. Tra le novità previste dalla riforma il congelamento dell'aggiunta per rendimento regolare sul lavoro, che costa allo stato circa cento milioni di euro all'anno e che, secondo la ministra, spesso non viene distribuita in modo equo e adeguato. Non sono invece sul tavolo eventuali congelamenti degli avanzamenti di carriera. Inoltre, non è prevista alcuna legge particolare per aggiunte salariali a giudici e pubblici ministeri.
Delio Dessardo