La scuola riparte, ma all'epoca del Covid-19 con molte limitazioni a tutela della salute di alunni e insegnanti. Piccoli gruppi e una sola educatrice invece di due negli asili, classi con un numero ridotto di scolari nel primo triennio e nella nona elementare, che nel ciclo dell'obbligo saranno i soli a tornare sui banchi. Anche alle superiori, dove rientreranno i maturandi, non vi potranno essere più di 15 studenti per classe. Ma applicare il protocollo definito dal ministero dell'Istruzione con gli esperti di quello della Sanità pubblica a una settimana dal ritorno a scuola previsto per il 18 maggio non sarà semplicissimo. La pensa così il prof. Guido Križman, consulente dell'Istituto dell'educazione della Repubblica di Slovenia, forte anche della sua esperienza di ex preside della "Pier Paolo Vergerio il Vecchio" di Capodistria. "Vista la circolare ministeriale inoltrata alle scuole, credo che la sfida più grande - per i dirigenti e per tutti gli insegnanti - sia quella di organizzare il lavoro, perché ci sono diverse incognite. Bisogna capire intanto quanti sono gli alunni che torneranno effettivamente a scuola, per esempio nella scuola dell'infanzia; e quanti saranno gli insegnanti che per ragioni di salute dovranno lavorare a distanza e quindi resteranno a casa. Una volta avuto un quadro chiaro si dovrà programmare una distribuzione sia dei gruppi degli alunni come degli insegnanti, alcuni dei quali lavoreranno in presenza e altri a distanza. Tutto ciò non sarà molto semplice ma credo che, considerato il numero contenuto di alunni che frequentano le nostre scuole si potrà giungere a un esito più che positivo".
Il professor Križman pone poi l'accento su un altro aspetto, peculiare delle scuole di lingua italiana del nostro territorio.
"Alcune scuole hanno anche alunni che provengono dall'Italia. Una situazione che andrà risolta con gli organi di competenza per capire se questi ragazzi potranno - e io credo di sì - spostarsi dall'Italia in Slovenia e viceversa senza limitazioni che impediscano loro di frequentare regolarmente le lezioni".
Una precisazione di ordine generale: il rientro a scuola sarà volontario? "No, come dichiarato anche dalla ministra Simona Kustec, la frequenza è obbligatoria.
Salvo, naturalmente, che non vi siano motivi di salute ad impedirlo, vale sia per gli alunni che per gli insegnanti. In tal caso occorrerà presentare un certificato medico. Certo, non c'è molto tempo per procurarselo, e questo costituisce un problema".
La riapertura delle scuole è oggetto non solo in Slovenia di un ampio dibattito. Sono giustificati i timori di tanti genitori? I ragazzi non corrono il rischio di ammalarsi?
"Il rischio effettivamente c'è. Ma va considerato che vista l'eccezionalità della situazione, è impossibile stabilire adesso quale sia la decisione giusta. Lo sapremo fra alcuni mesi o forse fra alcuni anni. Certezze non ve ne sono. Del resto la stessa ministra si è riservata di confermare la scelta di riaprire le scuole nel corso della settimana, fra mercoledì e giovedì, sulla base delle indicazioni delle autorità sanitarie, che devono dare l'ok definitivo. Per ora si sta lavorando sulla scorta delle informazioni attualmente disponibili".
Ornella Rossetto