E' fuori luogo affermare che se la Slovenia non costruirà il secondo blocco della centrale elettronucleare di Krško, la sua autonomia energetica ne risulterà minacciata. Lo ha dichiarato Tina Seršen, segretario di stato al Ministero per l'ambiente, il clima e l'energia, a seguito della decisione di convocare una riunione della commissione parlamentare per il controllo delle finanze pubbliche, incentrata sull'argomento. La riunione è in programma a fine marzo e il presidente dell'organismo, Jernej Vrtovec, deputato di Nuova Slovenia, ha lamentato ritardi nella tabella di marcia ricordando che il precedente governo, quando Vrtovec era ministro dell'infrastruttura, aveva concesso già nel giugno 2021 l'autorizzazione energetica alla società "Gen-energija" per la realizzazione del secondo blocco, nel marzo dello scorso anno sono state inoltre avviate le procedure di collocazione territoriale. Vrtovec ha detto di temere lungaggini, considerata la lentezza di determinati iter burocratici, quindi ha sollecitato un'accelerazione dell'intera operazione. "Si tratta del più grande e costoso investimento nella storia della Slovenia", ha sottolineato invece Tina Seršen, "e come tale è un progetto a lungo termine che richiede il suo tempo, essendo molto complesso. Sulla base delle esperienze acquisite da altri paesi dell'Unione Europea, un progetto di tale portata richiede in media 15 anni, oltre al periodo necessario per la costruzione dell'impianto. In questo periodo transitorio è necessario assicurare altre fonti di energia", ha detto ancora Seršen, evidenziando che in passato è stata trascurata la ricerca di fonti alternative e rinnovabili, quindi ora bisogna fare in fretta, per evitare che tra qualche anno ci si trovi in una situazione peggiore di quella attuale sul piano dell'approvvigionamento energetico. Ricordiamo che la centrale di Krško, con il reattore già in funzione, ha ottenuto qualche mese fa il permesso ambientale per continuare a funzionare per altri 20 anni. L'investimento per il secondo blocco è stato stimato in circa 6 miliardi di euro.
Delio Dessardo