Ancora nessuna piattaforma negoziale del governo per la ripresa dei negoziati con i sindacati del pubblico impiego. Come spiegato dal ministro delle finanze, Bertoncelj, l'esecutivo ha avviato la discussione in merito, ma l'ha sospesa in attesa di ulteriori armonizzazioni; se ne riparlerà alla prossima riunione. Il ministro della pubblica amministrazione, Rudi Medved, tranquillizza la controparte dicendo: "la dinamica delle trattative con i sindacati pubblici non è assolutamente a rischio".
Ma, intanto, i sindacati vogliono collaborare e avere voce in capitolo nella definizione della politica salariale nel pubblico impiego e nel settore privato. La prossima settimana è in programma un confronto sul tema, organizzato dall'ufficio per le analisi macroeconomiche e lo sviluppo, assieme ad esperti di economia e operatori economici, ma i sindacati non sono stati invitati. Da qui la protesta delle varie sigle, che si sono rivolte con una missiva al premier Šarec. "Il dialogo sociale è finito prima ancora di cominciare", lamentano i sindacati del pubblico e del privato. Il confronto della prossima settimana avrà come tema centrale il rapporto tra salari e sostenibilità dei conti pubblici. Le richieste di aumento delle retribuzioni si sono moltiplicate, con la graduale revoca delle misure di austerità varate negli anni scorsi per fronteggiare la crisi economica globale. Sia il pubblico che il privato insistono affinchè vengano adeguate all'aumento del costo della vita e i sindacati, come detto, vogliono poter contare su un ruolo attivo nella contrattazione della politica salariale. Da segnalare che ad inizio settembre erano stati gli industriali a sollecitare un nuovo patto sociale, invitando il nuovo governo a convocare subito tutti i partner sociali, quindi anche i sindacati, per definire le priorità dei provvedimenti e un piano finanziario per attuarli.