Quello che avviene nelle immediate vicinanze dei confini tra Slovenia e Croazia lo sa solo la polizia slovena e verosimilmente quella croata con la quale ha accordi diretti. A dubitare si tratti di un circuito viziato da irregolarità è la tutrice della privacy, Mojca Prelesnik e lo rileva pure Amnesty International Slovenia che indaga sul respingimento dei rifugiati e migranti entrati nel Paese irregolarmente, senza garantire loro l'accesso a un'effettiva procedura per la determinazione del diritto d'asilo. Si rileva inoltre che pochissimi sono i diritti riconosciuti ai migranti. Durante i respingimenti, talvolta la polizia è ricorsa regolarmente a coercizione, e intimidazione, ma i relativi rapporti sono segretati. La polizia dal canto suo solo in parte ha negato che vi siano stati respingimenti irregolari alla frontiera con la Croazia e che si sono registrate violazioni dei diritti umani. La Polizia slovena ha presentato denuncia al tribunale amministrativo nei confronti di Mojca Prelesnik dopo che questa ha chiesto di desegretare parte dei documenti riguardanti il trattamento dei migranti e dei richiedenti asilo. Il pesante sospetto è emerso prepotentemente già lo scorso anno ed è avvallato dalle testimonianze dei migranti che si trovano in Bosnia-Erzegovina, e precedentemente respinti dal territorio sloveno dopo averlo raggiunto, presenti nei documenti non divulgati da parte della polizia e scoperti dagli operatori alle dipendenze del difensore civico, Vlasta Nussdorfer. La quale già lo scorso agosto aveva pubblicato un rapporto preliminare in cui si evidenziavano manchevolezze nelle procedure amministrative, con le richieste di asilo presentate e poi respinte che sarebbero state trattate in maniera troppo superficiale. La Polizia slovena dal canto suo nella denuncia precisa che la sicurezza dell'area Schengen, del Paese e di tutta l'Unione europea, verrebbe compromessa rilevando più particolari di quanto fatto finora.
Corrado Cimador