Si è celebrata ieri sera alla Casa della Cultura Cankar di Lubiana la cerimonia ufficiale in occasione della Giornata dell'indipendenza alla quale è intervenuto il primo ministro, Marjan Šarec. L'indipendenza non è il risultato di pochi individui coinvolti nel processo, ma è il risultato di un’intera nazione, ha detto il premier, puntando il dito sui nazionalismi. L'ultima domenica dell'avvento del 1990 ha segnato la storia della Slovenia, dice sempre il premier, paragonando l'atmosfera religiosa che si respirava all'evento storico che ha portato alla nascita dello stato sloveno. In quel periodo avevo 12 anni dice Šarec sottolineando come nel 1990 gli attori siano stati molteplici, politici, militari o semplici elettori.
Un'ora prima della celebrazione la Camera di Stato si è riunita per una sessione solenne alla quale è intervenuto il Presidente della Camera, Dejan Židan. Lo stato non è una manciata di atti normativi, di decisioni politiche, ma rappresenta una Comunità che dobbiamo rispettare. Lo ha detto Židan sottolineando come è di nostra responsabilità consolidare i valori plebiscitari. È nostro compito inoltre consolidare i valori della solidarietà e della democrazia, ha concluso Židan.
Il capo del governo Marjan Šarec ha inoltre ricevuto a Brdo presso Kranj i famigliari degli appartenenti alla difesa territoriale e del ministero dell'Interno caduti nella guerra per l'indipendenza, delle vittime civili e dei feriti in guerra. Presenti anche il Presidente della Repubblica, Borut Pahor ed alcuni Ministri.
Nel pomeriggio alla cattedrale di Lubiana l'arcivescovo metropolita Stanislav Zore ha invece celebrato una messa per la patria. La libertà è un valore fondamentale che deve essere vissuto. La sopravvivenza di quest' ultima dipende dal dialogo, ha detto Zore.
Dionizij Botter
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