Per il confine di Pese/Pesek, come hanno ricordato i rappresentanti sindacali impegnati nel tradizionale incontro del primo maggio, una volta transitavano migliaia di persone e mezzi di trasporto, mentre adesso è rimasto solo un residuo di strutture vetuste ed abbandonate.
Rimane però un'area di passaggio per moltissimi frontalieri che aspettano ancora normative che riconoscano e tutelino il loro lavoro, come ci ha spiegato Roberto Treu, presidente del Consiglio Sindacale Interregionale del Friuli-Venezia Giulia/Slovenia: "I lavoratori frontalieri continuano a non veder riconosciuti i diritti a cui hanno invece diritto, perché non c'è una collaborazione fra Italia e Slovenia per affrontare le questioni. Anzi, le ultime misure in Italia hanno peggiorato la condizione per i frontalieri, penso agli assegni familiari, che sono stati tolti in Italia, sostituiti con l'assegno di famiglia, che è più sostanzioso anche in termini di erogazione dei contributi, ma anche di detassazione e di questo, viceversa, i lavoratori frontalieri, cioè coloro che non risiedono in Italia, sia italiano che sloveno, ma non risiede in Italia, perde tutto questo ulteriore aspetto. C'è stato, da parte nostra, un ricorso alla Corte europea, che ha intimato all’Italia di rimuovere questa discriminazione".
Sulle questioni dei frontalieri è intervenuto anche Peter Majcen, segretario del KS90 e vicepresidente cel CSI: "È una conseguenza del lavoro grigio, lavoro nero, quando i pagamenti per la parte sociale non sono garantiti a questi lavoratori. Perciò sono discriminati in questo campo, con la conseguenza, quando arriva il momento della pensione, che non hanno le corrette retribuzioni e le pensioni non sono dunque come dovrebbero essere".
Davide Fifaco