La piovra del Covid-19 che da gennaio del 2020 iniziava ad avvolgere il globo intero, impreparato a contrastarla, con il suo pesante tributo di morte e sofferenza, il 4 marzo 2020 faceva la sua comparsa anche in Slovenia. Iniziava anche alle nostre latitudini l'epidemia: un bilancio che in un anno ha totalizzato in tutto il paese quasi 200.000 casi e più di 3.800 morti.
Semplici turisti, professionisti, medici al rientro in patria dopo un viaggio all'estero si trasformavano in ignari vettori del nuovo virus. I primi a farne le spese le persone più vulnerabili come gli anziani nelle case di riposo. L'illusione di poter circoscrivere l'ondata epidemica durava poco e il 12 marzo, il premier uscente Marjan Šarec, proclamava lo stato di epidemia. Il giorno seguente scattava la chiusura del confine italo-sloveno. Intanto ad occuparsi dell'emergenza veniva coinvolta la protezione civile. Il 16 marzo in Slovenia nasceva il Governo di centro destra di Janez Janša, chiamato a gestire da quel momento una situazione strana, quasi incomprensibile, che ha portato successivamente al lockdown, alla chiusura delle scuole, con alunni, studenti e docenti ritrovatisi a operare con una nuova dimensione la didattica a distanza. Sono state ridotte al minimo le attività commerciali, vietati gli spostamenti anche tra singoli comuni, il tutto per frenare l'inesorabile spietata marcia dei contagi e dunque tutelare la comunità. La stessa Unione Europea ha varato una serie di strumenti per salvaguardare i paesi membri dalla pandemia. A un anno di distanza, non solo la Slovenia ma il mondo intero conosce meglio il virus, perlomeno è consapevole che per fronteggiare in modo efficace le nuove infezioni da SARS-CoV-2 bisogna rispettare le norme igienico sanitarie, l'uso della mascherina protettiva e da alcuni mesi disponiamo anche di un'arma in più che è il vaccino. Stando ai dati dell'Istituto nazionale di salute pubblica, al momento sono state inoculate più di 174.000 dosi di vaccino anticovid-19, 125.000 persone hanno ricevuto la prima dose, mentre oltre 51.000 la seconda. Il virus però non demorde e anche in Slovenia hanno fatto la loro comparsa alcuni ceppi mutati, che potrebbero scatenare un'altra ondata. La guerra sarà lunga, vogliamo e dobbiamo vincerla anche nella memoria di chi ha perso la battaglia con il virus.
Corrado Cimador